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mercoledì, Marzo 12, 2025
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Solo 300 cattolici nella sconfinata Groenlandia

Su tutta l’isola, che è il più vasto territorio dipendente del mondo e la quarta suddivisione amministrativa più vasta del pianeta dopo la Sacha, l'Australia Occidentale e il Territorio di Krasnojarsk, vi è una sola parrocchia.

Sotto i piedi un suolo ricco di minerali coperto da un fitto strato di neve bianca; sopra la testa il cielo incantato e stravolto dalle aurore boreali. Notti illuminate e lunghe, giornate dove la luce solare dura solo poche ore. La Groenlandia è terra piena di contrasti, a partire dal suo nome: letteralmente significa “terra verde”, ma nelle sue lande coperte di ghiaccio e neve, a ridosso del circolo polare artico, i prati si possono ammirare per poche settimane e solo in alcune zone. Eppure anche qui, tra i ghiacci, il seme del Vangelo è fiorito da secoli, attraversando le tempeste e i rigidi inverni della storia.

La Groenlandia, stando agli ultimi dati, conta poco più di 57mila abitanti su un territorio che ha una superficie di 2.166.000 chilometri quadrati (comprese le isole costiere). Si tratta dell’area meno densamente popolata della Terra, appena 0,027 abitanti per chilometro quadrato.

La gran parte degli abitanti appartiene alla comunità ecclesiale evangelica luterana, facente capo alla Chiesa di Danimarca (Den Danske Folkekirke), che ha istituito in Groenlandia una sede vescovile nel 1993. Dal 1995 al 2020 la diocesi luterana di Groenlandia è stata retta da Sofie Petersen, appartenente all’etnia indigena inuit, seconda donna con incarico episcopale nella Chiesa di Danimarca. Ora la comunità luterana è guidata da un’altra donna, Paneeraq Siegstad Munk.

Attualmente, la percentuale di cattolici presenti sull’isola è pari a meno dell’un per cento della popolazione: si tratta di circa 300 persone che settimanalmente, grazie ai frati francescani conventuali, si radunano in chiesa per l’Eucarestia. Ogni domenica si celebra una Messa in lingua inglese nella cappella e la prima domenica di ogni mese è celebrata una messa in lingua danese.

 

Su tutta l’isola, che è il più vasto territorio dipendente del mondo e la quarta suddivisione amministrativa più vasta del pianeta dopo la Sacha, l’Australia Occidentale e il Territorio di Krasnojarsk, vi è una sola parrocchia, quella di Cristo Re, situata nella capitale Nuuk, posta sotto la giurisdizione della Diocesi cattolica di Copenaghen.

Il piccolo gregge dei cattolici in Groenlandia è composto in stragrande maggioranza non dalla popolazione locale (di origine inuit o danese) bensì da migranti provenienti dalle Filippine o dal Vietnam, ma anche da altre nazioni dell’Europa o dell’Asia. Tutti si ritrovano anche dopo la celebrazione della messa, per condividere caffè, tè e cibi asiatici assieme al sacerdote.

Con certezza non è noto quando l’annuncio del Vangelo giunse sull’isola. L’unico dato certo è che le prime comunità cristiane si insediarono durante il medioevo, probabilmente dai territori del nord Europa messi a ferro e fuoco dalle incursioni vichinghe. Nel XII secolo nacque in Groenlandia una diocesi, quella di Garðar, che però ha vita breve a causa di quella che venne ribattezzata “piccola era glaciale”. Le temperature estreme decimarono la popolazione e solo nel XVIII secolo le comunità ecclesiali di confessione protestante da diverse nazioni del nord Europa tornarono sull’Isola.

I cattolici ricomparvero solo il secolo scorso. La parrocchia di Nuuk venne fondata nel 1958 ma già alcuni anni prima, in piena guerra fredda, furono gli statunitensi a riportare il cattolicesimo nell’isola. Nel 1953, infatti, gli Stati Uniti d’America acquistarono un pezzo di terra dal governo danese per costruire una base per l’aviazione militare, obbligando gli Inuit che risiedevano in quell’area a trasferirsi 110 chilometri più a nord, dove attualmente è costituito il villaggio di Qaanaaq.

Pur avendo acquistato il territorio, nella zona militare gestita dagli USA sono tuttora conservati i diritti di sovranità della Groenlandia, per cui l’uso della base comporta per gli Stati Uniti il pagamento di un “affitto”, ovvero di “cessione temporanea della sovranità”, pari a 300 milioni di dollari annui. La base conta poche centinaia di militari (235 stando all’ultimo censimento) e tra di loro ci sono diversi cattolici.

A questi si aggiungono i cattolici giunti fino in Groenlandia seguendo i flussi migratori di filippini, vietnamiti e altre etnie provenienti dal Continente euroasiatico, flussi iniziati già verso la fine del secolo scorso. La loro cura pastorale, oltre che ai sacerdoti della Diocesi di Copenaghen, è affidata anche all’Ordine dei Frati Minori Conventuali. Il parroco di Cristo Re in Nuuk, infatti, è uno di questi frati francescani. E, in collaborazione con l’ordinariato militare degli USA, la missione provvede anche alla cura pastorale dei cattolici di stanza presso la base militare USA..

Prima dei francescani, la parrocchia di Nuuk era affidata ai sacerdoti dell’Istituto del Verbo Incarnato. Ancora prima, a partire dal 1980, nella missione di Nuuk operavano anche le suore della fraternità delle Piccole Sorelle di Gesù (Jesu Små Søstres Kommunitet / Jiisusip Najaarai).

 

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https://fides.org/it/news/76113-GROENLANDIA_Cattolici_in_Groenlandia_una_piccola_Chiesa_di_migranti