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lunedì, 19 Maggio, 2025
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Popolari, adesso non si può non ripartire

Nessun ha oggi il monopolio esclusivo della rappresentanza politica, culturale e valoriale del cattolicesimo popolare e sociale. Non ci sono, cioè, i Popolari di serie A e i Popolari di serie B.

Al di là delle singole e del tutto legittime opinioni, un dato è sufficientemente certo e quasi oggettivo. Ovvero, l’area cattolico popolare e sociale nel nostro paese è radicalmente sbandata, disorientata, quasi impotente. È inutile girarci attorno. Purtroppo, questa, è la concreta realtà dei fatti.

E, forse, è quasi inutile citarlo se non per ricordare a noi stessi qual è “lo stato dei fatti”, per citare una bella espressione di Carlo Donat-Cattin durante un indimenticabile congresso della Dc.

E cioè, sul versante della sinistra – mi riferisco, come ovvio, al Pd – la presenza di ciò che resta del

mondo Popolare è ormai simile, per non dire uguale, ai “cattolici indipendenti del Pci” che venivano eletti in quel grande partito negli anni ‘70 e ‘80. Ormai lo dicono tutti, anche e soprattutto i supporter e i vari tifosi del ‘nuovo corso’ del Partito democratico targato Elly Schlein.

Per dirla in termini più comprensibili, una manciata di seggi parlamentari regalati ai Popolari di vario conio per confermare la natura plurale del partito. Ad una condizione, però: la guida politica e il programma del partito, e quindi della coalizione, resta saldamente nelle mani della sinistra radicale, della sinistra populista e della sinistra estremista ed ideologica.

Sul partito personale di Renzi è inutile persin parlarne. Da qui alle prossime elezioni il suo capo è costretto ad insultare pesantemente a giorni alterni il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni per accreditarsi politicamente presso i capi della sinistra. E non è detto che l’operazione riesca. Per il mondo Popolare da quelle parti, per usare una metafora calcistica, è come ospitare la tifoseria granata nella curva iuventina durante il derby della Mole a Torino. Non perdiamo tempo.

Nel campo del centro destra, Forza Italia è oggi, potenzialmente, il soggetto politico più funzionale affinchè la cultura politica del cattolicesimo popolare e sociale possa declinare sino infondo la sua

originalità. Ma ci sono alcune domande di fondo a cui occorre, prima o poi, dare una risposta precisa. E cioè, il partito si apre politicamente, e realmente, al mondo Popolare? Marca con forza e determinazione il distacco politico dall’estremismo leghista, in particolare è maggior ragione dopo la nomina a vice segretario nazionale del gen. Vannacci? E, in ultimo, ha il coraggio di porsi come perno e fulcro di un raggruppamento centrista, popolare, europeista e di governo che poi, come ovvio e anche scontato, si allea? Le intenzioni del segretario Tajani sono incoraggianti ma saranno i fatti concreti che lo confermeranno o meno.

Per quanto riguarda il primo partito italiano, Fratelli d’Italia – al di là delle indubbie capacità politiche e di governo del Presidente del Consiglio e al netto dei pregiudizi ideologici e personali di chicchessia – è abbastanza evidente che, ad oggi, la cultura cattolico popolare e sociale da quelle parti è sostanzialmente un corpo estraneo.

Ecco perchè, e sempre al di là delle operazioni interessate e giustificazioniste, è arrivato il momento per attivare una sola iniziativa. Nè polemica e nè meramente testimoniale. Ovvero, convocare gli “Stati generali” dei Popolari. Aperti a tutti. Iscritti a partiti, non iscritti a nessun partito, militanti di partiti del passato, realtà culturali, intellettuali, gruppi e movimenti del volontariato riconducibili a quest’area culturale, elettori che non si recano più ai seggi perchè non intravedono un’offerta politica adeguata e coerente. Insomma, quell’area cattolico popolare e cattolico sociale che oggi, appunto, è disorientata e dispersa. E quindi, e di conseguenza, ai margini della vita pubblica del nostro paese.

Una iniziativa che quasi si impone per non continuare ad essere complici, e vittime, di una frammentazione impotente che ormai non è più sopportabile nè tollerabile. Senza esclusioni pregiudiziali, senza protagonismi ridicoli e, soprattutto, senza auto investiture grottesche e anche un po’ comiche. Nessuno, ma proprio nessuno, ha oggi il monopolio esclusivo e, men che meno, totalizzante della rappresentanza politica, culturale e valoriale del cattolicesimo popolare e sociale. Non ci sono, cioè, i Popolari di serie A e i Popolari di serie B. Adesso, però, almeno proviamoci.