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martedì, 20 Maggio, 2025
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Due mandati bastano. Anche a Trento

“Altissime probabilità che la Corte accolga il ricorso del governo”: così il prof. Stefano Ceccanti sul terzo mandato introdotto da una legge della Regione a Statuto Speciale. Il vincolo contribuisce a difendere l’equilibrio democratico.

Le parole del professor Stefano Ceccanti, costituzionalista ed ex parlamentare del Pd, confermano ciò che in molti ritengono scontato: la legge approvata dalla Provincia autonoma di Trento, che consente al presidente della Provincia (Maurizio Fugatti) di candidarsi per un terzo mandato consecutivo, appare costituzionalmente poco difendibile. E infatti, secondo Ceccanti, “ci sono altissime probabilità che la Corte Costituzionale possa accogliere il ricorso del governo”.

Il riferimento, spiega il professore, è alla giurisprudenza già consolidata della Consulta, che in una recente sentenza contro la Regione Campania ha ribadito l’irrinunciabilità del principio di omogeneità nella disciplina dei diritti politici fondamentali. Anzi, nel motivare quella decisione – riguardante le Regioni a statuto ordinario – la Corte ha persino richiamato un precedente relativo ai Comuni della Sardegna, quando fu bocciato un analogo tentativo di allungare a tre i mandati consecutivi per i sindaci.

L’alternanza è garanzia democratica

In genere, nei sistemi che prevedono l’investitura popolare del vertice esecutivo è fissato il principio dell’incandidabilità oltre i due mandati. Negli Stati Uniti la norma si applica a partire dall’inquilino della Casa Bianca. È un esempio che guidò anche il legislatore italiano, per il quale il limite doveva costituire un elemento di equilibrio nella forma di governo locale e regionale. Vale la pena ricordare che l’elezione diretta di Presidenti di Regione e Sindaci ha trasformato la natura del potere esecutivo in chiave ampiamente monocratica: un’accelerazione istituzionale che per forza richiedeva una formula anticesaristica.

Due mandati consecutivi rappresentano una durata sufficiente per attuare un programma di governo e lasciare spazio alla piena condendibilità della carica più rappresentativa e soprattutto più incisiva nel procedimento amministrativo. Oltre, si rischia una deriva personalistica e una compressione del principio di ricambio, che è invece uno degli architravi di ogni democrazia liberale. Anche a Trento, il buon senso – e la Costituzione – devono prevalere.

P.S. Il voto contrario della Lega in Consiglio dei Ministri sul ricorso contro la legge della Provincia autonoma di Trento avrebbe in sltri tempi determinato la crisi di governo. Oggi, indebolita la dignità di gesti e parole della politica, ci si limita a un fugace cenno di disappunto. Fine della trasmissione.