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martedì, 20 Maggio, 2025
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Il governo approva la delega per i LEP: tutto chiaro?

Via libera in Consiglio dei Ministri al disegno di legge delega per la determinazione dei Livelli essenziali delle prestazioni. Ma restano aperti i nodi sulla loro effettiva sostenibilità e applicabilità.

Il Consiglio dei ministri ha approvato, su proposta del Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Roberto Calderoli, il disegno di legge recante delega al Governo per la determinazione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP).

Secondo quanto dichiarato nel comunicato ufficiale, i LEP rappresentano “la soglia costituzionalmente necessaria” per rendere effettivi i diritti fondamentali su tutto il territorio nazionale e garantire prestazioni sociali di natura essenziale. La loro definizione, si precisa, è strumentale anche a “un’equa ed efficiente allocazione delle risorse” e al superamento dei divari territoriali nel godimento dei diritti civili e sociali.

Il disegno di legge si compone di 33 articoli, suddivisi in tre titoli. L’articolo 1 descrive i contorni della delega e il procedimento per il suo esercizio. Il Governo avrà nove mesi di tempo, a partire dall’entrata in vigore della legge, per adottare uno o più decreti legislativi che definiscano i LEP in riferimento alle funzioni oggi previste dalla normativa, ad eccezione della materia “tutela della salute”.

Nel Titolo II vengono elencati i principi e criteri direttivi da seguire nella determinazione dei LEP in ciascun ambito materiale. Il provvedimento si chiude con l’articolo 33, il quale stabilisce che dall’attuazione della delega non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

Nel disegno governativo, la definizione dei LEP si presenta dunque come la condizione di legittimità e coerenza del regionalismo differenziato previsto dall’articolo 116, terzo comma, della Costituzione. Tuttavia, se la cornice normativa si irrobustisce, non si dissipano del tutto i dubbi sull’effettiva sostenibilità economica e gestionale del sistema. I LEP, per essere strumenti reali di equità, dovranno dimostrare nei fatti di poter garantire livelli uniformi di diritti su tutto il territorio nazionale, e non rimanere una formula di equilibrio solo teorico. 

Insomma, con quali risorse garantire il riequilibrio finanziario per avvicinare, grazie appunto ai LEP, gli enti meno datati a quelli finanziariamente più forti? È in grado la finanza pubblica di garantire la perequazione? Non si rischia, alla fine dei giochi, di attirare l’attenzione sulla luce di una stella morta? Sono quesiti da non archiviare con spicchia o superficialità.