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sabato, 12 Luglio, 2025
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Sergio Leone e le guerre d’oggi

Nel caos della comunicazione bellica, il giudizio morale si confonde tra immagini indistinte, interessi incrociati e propaganda. Il “buono, il brutto e il cattivo” non basta più a orientarsi.

In tempi di guerra il fumo delle bombe e della morte rende difficile distinguere i fatti, così come indistinti restano i cadaveri, di cui alla fine si pesa solo il numero per perdersi anch’esso nella dimenticanza. I morti hanno il destino dei morti e non altro.

Il fumo della guerra e l’inganno delle verità

Le verità si confondono, smentendosi reciprocamente, negando il loro anche minimo fondamento per ridursi in bugie o fake news. Anche i sentimenti restano vittime della situazione, mischiandosi in un guazzabuglio di giudizi che annaspano per trovare il rango di una ultima voce.

“Il buono, il brutto e il cattivo” era il titolo di un film western dove pure si sparava, ma i personaggi erano definiti e le parti erano più chiare.

Secondo gli ultimi istinti, Israele è giudicata “cattiva” per come sta trattando la popolazione a Gaza. Nel contempo corre il rischio di essere, se non buona, almeno assolta nella sua iniziativa di guerra contro l’oppressivo Iran per scongiurare la costruzione di una sua arma atomica.

Teheran non aiuta il quadro della comprensione, passando per “cattiva” per la libertà di cui priva la sua gente ed ancor più la sua migliore gioventù, nonché per il suo sostegno alla mattanza di Hamas il 7 ottobre del 2023. Adesso ha, per alcuni, anche la veste di “vittima” contro l’attacco di Netanyahu.

Le maschere intercambiabili della geopolitica

La buona Ucraina è stata aggredita dal dittatore Putin, che la taccia di essere al contrario spietatamente nazista verso le sue popolazioni di origine russa. Lo stesso Putin è però riqualificato da Trump come un possibile mediatore per trovare un accordo di pace tra Israele e Iran.

Sembra di gran moda l’astrattismo, un quadro indistinto dei ruoli e delle situazioni. Potrebbero tornare utili le parole di una nota canzone della nostra Caterina Caselli, per cui “La verità mi fa male, lo so, la verità mi fa male, lo sai”.

Forse è il tempo di arrendersi a fatti senza più evidenza, o di rubare, reinterpretando, le parole al Sommo Poeta per cui “Verità va cercando, ch’è sì cara”.

Oggi il film di Sergio Leone, privo di un titolo esatto da affibbiargli, non sarebbe stato prodotto. E tutti avremmo perso qualcosa.