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giovedì, 19 Giugno, 2025
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Santi e cantonate storiche: la verità da ristabilire tra Lilio e Nicodemo

Una ricerca documentata chiarisce il ruolo di Luigi Lilio nella riforma del calendario e smonta una leggenda locale su S. Nicodemo da Sikròs, vittima d’una clamorosa svista storico-istituzionale.

Il tassello dimenticato del calendario gregoriano

Lo si conosce per il suo contributo epocale alla riforma del calendario, ma Luigi Lilio – o meglio Luigi Giglio – resta, ancora oggi, in parte avvolto nel mistero: dove sia nato, vissuto e morto non è dato sapersi con certezza. Un vuoto che la storia ufficiale continua a tollerare, pur a fronte di fonti che ne documentano l’azione concreta.

Uno di questi tasselli dimenticati riguarda il contributo dato da Lilio al nuovo Martyrologium Romanum voluto da Gregorio XIII e pubblicato nel 1583. Alla preparazione del testo, aggiornato “ad novam Kalendarii rationem”, parteciparono figure di primo piano della cultura ecclesiastica del tempo, tra cui Cesare Baronio e Silvio Antoniano. Ma c’era anche lui, Luigi Lilio, incaricato della parte tecnica: la tabella temporaria, l’explicatio lunare e le lettere capo-dies. Elementi che, nella seconda edizione del 1584, sarebbero confluiti nel martirologio ufficiale per la lettura in coro, con pieno sigillo papale.

Un piccolo ma significativo passo avanti nella ricostruzione biografica del geniale calabrese che cambiò il computo del tempo, e al contempo una dimostrazione di come la memoria storica necessiti sempre di nuovi innesti per essere realmente viva.

La falsa gloria del santino: Nicodemo da Sikròs e il caso Cirò

Meno nota, ma non meno grave, è la storia che riguarda S. Nicodemo da Sikròs, eremita del Kellarana e figura di profonda spiritualità. A lui è stata recentemente attribuita – con tanto di cornice esposta nel Palazzo Comunale di Cirò – una canonizzazione apocrifa datata 2 marzo 1630, firmata nientemeno che da Papa Urbano VIII. Peccato che l’atto non esista, né nella documentazione pontificia né nei processi canonici.

Lo studio storico conferma l’origine errata di questa narrazione: Nicodemo non era cittadino di Cirò, e divenne patrono solo nel gennaio 1696, ben oltre la data fittizia incisa sulla “figurina”. La fonte? Un “santino” stampato per devozione locale, mai vagliato con rigore critico. Il tutto esibito in un edificio pubblico con l’avallo delle autorità municipali.

A chi serve la finzione quando la realtà basta a edificare? A nessuno, tanto meno a un santo. Ecco perché si chiede il ripristino del decoro etico e culturale: rimuovere l’effigie, emendare la “cantonata”, restituire alla storia il suo diritto alla verità.

Il seme giusto della parola germoglia, cresce, fruttifica nella verità, poiché: “Cum caritate animato et iustitia ordinato, ius vivit” – Quando la carità è animata e la giustizia è ordinata, il giusto vive (Giovanni Paolo II, 3 febbraio 1983).

📖 Sulla scia del libro di M. F. Carnea, Santità e procedure di canonizzazione, Ed. Ind. Publ., 2025 – https://a.co/d/fzmXPL9