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domenica, 27 Luglio, 2025
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Pace, Libertà e Giustizia non sono valori separabili

Possiamo metterci la coscienza a posto dichiarandoci a prescindere “contro il riarmo”? Solo un’Europa consapevole può evitare la resa senza condizioni all’ingiustizia. È sbagliato pensare di poter semplicemente continuare a vivere di rendita.

I guerrafondai e i tiranni, li odiano tutt’è tre questi valori, ne hanno il medesimo disprezzo: Pace, Libertà e Giustizia. Gli “operatori di Pace” invece li amano, li propugnano e li perseguono assieme: altrimenti non sarebbero “operatori”, ma solo astratti “proclamatori” di Pace. Non è mai stato facile coniugarli assieme. Anzi, spesso è stato drammatico. Ricordo, come italiano e come cattolico, la bellissima “Preghiera del Ribelle” del Beato Teresio Olivelli, venerato martire della nostra Resistenza.

Signore,

che fra gli uomini drizzasti la Tua Croce,

segno di contraddizione,

che predicasti e soffristi la rivolta dello spirito

contro le perfidie e gli interessi dominanti,

la sordità inerte della massa,

a noi, oppressi da un giogo numeroso e crudele

che in noi e prima di noi

ha calpestato Te, fonte di libera vita,

dà la forza della ribellione.

Signore della pace e degli eserciti,

Signore che porti la spada e la gioia,

ascolta la preghiera di noi ribelli per amore.

 

Una pace ereditata senza fatica?

È stato semmai facile per noi, generazioni europee nate dopo che altri avevano conquistato per noi la libertà dai tiranni: così ci siamo convinti che lottare per la libertà non sia più nostro compito. Pensiamo di poterla godere “per definizione”. E che la Pace sia qualcosa che è comunque dovuta, a noi. Eppure, la piena consapevolezza della inscindibile relazione tra Pace, Giustizia e Libertà è stata una delle grandi conquiste della Democrazia. Su tale base si è poi costruita la stessa impalcatura del Diritto Internazionale e delle Istituzioni Multilaterali, oggi peraltro in stato comatoso.

La nostra Costituzione è un esemplare manifesto di tale consapevolezza, nei suoi principi ed anche nel suo articolo 11, talvolta citato in maniera parziale e non corretta.

Ucraina: il banco di prova

Penso a tutto questo difronte al violento disordine mondiale, alle sue tendenze involutive e alle reazioni che tutto ciò provoca oggi nelle nostre coscienze, spesso appannate e condizionate da un Potere incapace di dire parole di verità e di senso.

Penso – in particolare ma certo non solo – alla resistenza dell’Ucraina, vittima in questi giorni dei peggiori bombardamenti russi dall’inizio della guerra di aggressione.

 La sintonia tra Putin e Trump – fondata sul comune culto della prepotenza; sul primato assoluto e cinico del loro stretto interesse; sul fastidio per la Democrazia liberale e per il Diritto Internazionale – pare voler spingere purtroppo alla “resa senza condizioni” dell’Ucraina. Un Paese sovrano, ufficialmente candidato ad entrare nell’Unione Europea, invaso da Putin come antipasto per la ricostruzione del suo impero, in dispregio del legittimo desiderio di Libertà di molti Paesi ex sovietici, che hanno liberamente scelto nella prospettiva europea il loro futuro.

Una pace finta e ingiusta?

Può essere questa la “Pace” che invochiamo? La Pace dei deboli che cedono ai forti? La Pace che, divorziando dalla Giustizia e dalla Libertà, sarà non solo ingiusta, ma effimera e finta? Possiamo metterci la coscienza a posto dichiarandoci a prescindere “contro il riarmo” (termine pessimo che però non può cancellare l’esigenza oggettiva di un percorso nuovo verso un concetto di Difesa Comune Europea, compatibile con i Trattati esistenti)  e far finta di non vedere ciò che succede al popolo ucraino? Possiamo limitarci a proclamare generiche affermazioni di sostegno a Kiev, pensando sotto sotto che la questione riguardi solo gli ucraini e non invece tutti noi europei?

 

La vera politica: visione e responsabilità

Pace, Giustizia e Libertà non vivono separate e non vivono senza una Politica Democratica che le tuteli – ovunque – nell’unico modo possibile: facendo sintesi, cioè, tra visione globale; strategia economica, energetica e tecnologica; capacità diplomatica e di dialogo autorevole; forza di deterrenza e di difesa militare.

Tocca in primo luogo all’Unione Europea dimostrare unità e capacità evolutiva per poter testimoniare, nel disordine mondiale, questa idea di “Politica” a servizio dell’indissolubile trinomio Pace, Giustizia, Libertà. Dentro, accanto e fuori dai suoi confini. Con i paletti etici e politici che essa ha incorporato, dopo la seconda guerra mondiale, nel suo stesso codice genetico.

Non abiurare al nostro dovere

Il dramma è che di tutto ciò si vedono oggi solo poche e deboli volontà da parte dei leaders europei. Pochissimi hanno il coraggio  – che ebbero i nostri Padri Fondatori – di dire al popolo la verità sul futuro che ci attende se pensiamo di poter semplicemente continuare a vivere di rendita. Abiurare al nostro dovere ed ammiccare con i due bulli al potere a Washington e a Mosca non ci aiuterà ad evitare questo futuro incerto e periglioso, né sul piano della nostra libertà, né su quello della nostra sicurezza economica e sociale.