Con la sagacia che gli è propria, Giannelli ha perfettamente fotografato in una sua vignetta sul Corriere della Sera quale sia il rischio dell’incontro di Ferragosto fra Trump e Putin: i due conversano e, sul tappeto (il povero Zelenskji) della discussione, c’è la guerra in Ucraina.
Un pericolo ben presente non solo al Presidente ucraino, che ha ribadito a tutto il mondo l’indisponibilità del suo Paese a cessioni territoriali di qualunque tipo e misura; ma anche agli europei, che hanno avanzato una controproposta: prima cessino i combattimenti e gli attacchi missilistici russi su città e infrastrutture ucraine, poi si apra il negoziato.
L’ombra di un accordo già scritto
L’altro giorno, il vicepresidente USA J.D. Vance ha lasciato intendere che l’esito “scontenterà tutti ma non avrà alternative”. Tradotto: la cessione a Mosca dell’intero Donbass, oltre che della Crimea. Una vittoria per Putin, anche se pagata a caro prezzo in vite umane.
Soluzione inaccettabile per l’UE e per Kyiv, ma che per Trump rappresenta il “punto di caduta” già ipotizzato mesi fa nella sua prima telefonata con lo zar.
Trump e la corsa al Nobel
Il Presidente USA ha un obiettivo tanto personale quanto politico: far finire la guerra, a ogni costo. Non per pacifismo, ma per confermare la sua promessa elettorale di “chiuderla in 24 ore” e per candidarsi al Nobel per la Pace.
Negli ultimi mesi ha moltiplicato mediazioni fra Stati in conflitto – Armenia e Azerbaijan, Thailandia e Cambogia, India e Pakistan – chiedendo apertamente di essere proposto all’Accademia di Stoccolma.
La pace in Ucraina sarebbe il trionfo supremo, e il rischio che conceda molto a Putin è reale.
Putin, il ritorno nel Club dei Grandi
Per il leader del Cremlino, l’incontro in Alaska è il biglietto di riammissione tra i Grandi della Terra, oltre che l’occasione per ottenere un alleggerimento delle sanzioni internazionali che strangolano l’economia russa. Un’opportunità unica, che non vorrà sprecare.
Sta ora agli europei – se ne avranno la capacità – far capire a Trump che Zelenskji non può diventare la vittima sacrificale di un accordo ingiusto. Impresa ardua ma indispensabile.
Come suggerisce la chiusa dell’articolo, nella prossima vignetta Zelenskji dovrebbe sedere su una comoda poltrona, di fronte a Putin