Ricordare Alcide De Gasperi non significa solo approfondire il magistero politico, culturale ed istituzionale di un grande leader, nonché statista, del nostro paese. Un leader che ha segnato l’evoluzione dell’Italia democratica post-fascista e che ha saputo, attraverso la sua concreta azione politica e di governo, mantenere salda la guida del paese sventando il pericolo degli “opposti estremismi” ideologici e profondamente antidemocratici che in quella fase storica erano ben presenti e ancora radicati nella politica italiana.E solo una guida saldamente democratica, autenticamente riformista e schiettamente costituzionale ha saputo far sì che il sistema Italia non deragliasse incrociando avventure sostanzialmente incompatibili con la cornice democratica e liberale che il paese aveva scelto dopo la lunga parentesi autoritaria e dittatoriale.
La Democrazia Cristiana come progetto di società
Ma tutto ciò fu possibile grazie al magistero politico ed istituzionale del leader trentino e, soprattutto, al ruolo che la Democrazia Cristiana ha saputo declinare in quella delicata fase storica e poi negli anni successivi. Un partito che, grazie alla sua autorevole e qualificata classe dirigente, tra cui svettava appunto Alcide De Gasperi, ha saputo interpretare e farsi carico delle domande, delle esigenze e delle istanze che salivano dalla società italiana e che richiedevano una precisa risposta politica e di governo.
Una risposta che quel partito, “il partito italiano” per eccellenza, per dirla con lo storico cattolico Agostino Giovagnoli, ha saputo offrire attraverso un altrettanto preciso e pertinente progetto di governo. Un progetto che in quegli anni, e per molto tempo, si poteva tranquillamente definire come un “progetto di società”: ovvero, un modello di sviluppo dell’intero paese.
L’intreccio tra partito e leader
La capacità della Dc di sapere riflettere ciò che in quel particolare momento era la società italiana e, soprattutto, come farsi carico di quelle domande, è stato il vero segreto di un grande partito popolare, democratico, interclassista, riformista e di ispirazione cristiana. Sono due elementi strettamente intrecciati e che non si possono disgiungere: non si capirebbe il magistero di governo di Alcide De Gasperi senza il ruolo e la funzione specifici della Democrazia Cristiana.
Come, al contempo, sarebbe incomprensibile capire la missione della Dc senza l’azione di De Gasperi e dei suoi principali collaboratori. Anche perché, ed è bene sottolinearlo, De Gasperi non è mai stato un “uomo solo al comando” o un capo incontrastato. Era un leader politico e, al contempo, un qualificato uomo di governo. Certo, contribuì a “ricostruire” l’Italia, ma senza arroganza, senza presunzione e senza prepotenza: sempre rispettando i principi e la procedura democratica e costituzionale.
Un’eredità inscindibile
Un legame, quindi, quello fra la funzione politica e culturale della Dc e il magistero istituzionale di Alcide De Gasperi, che non si può dividere o segmentare quando si vuole ricostruire il periodo storico che ha visto proprio De Gasperi protagonista assoluto nella ricostruzione materiale del nostro paese.
Ecco perché è utile e necessario, quando si studiano le dinamiche di quella fase storica, non separare il ruolo di Alcide De Gasperi dall’iniziativa politica della Democrazia Cristiana. Come, purtroppo, qualche narrazione ideologica interessata ha cercato – e cerca tuttora – di fare nel rileggere il periodo storico della “ricostruzione” politica, economica, produttiva e sociale del nostro paese.