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domenica, 19 Ottobre, 2025
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Parole in libertà e libertà delle parole

Il linguaggio della segretaria del Pd Elly Schlein oscilla tra allarmi e slogan, smarrendo il senso della misura politica e il rispetto per la verità del confronto democratico.

A volte si ha l’impressione che la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, scherzi sulle parole e con le parole. Lo dico perché, periodicamente — e purtroppo anche pubblicamente — farnetica sul ritorno del fascismo o sulla fine delle libertà democratiche o, peggio ancora, della stessa democrazia.

Quando l’enfasi sostituisce l’argomento

Secondo la liturgia ormai consunta di questi allarmi, saremmo di fronte a uno scenario dove “la democrazia è a rischio e la libertà di espressione è in pericolo quando l’estrema destra è al governo”.

Ora, senza voler fare i difensori d’ufficio di nessuno, e men che meno della coalizione di centrodestra che ha vinto le elezioni del 2022, è evidente che simili frasi possono trovare spazio nei bar o negli stadi — luoghi dove ogni parola è tollerata e subito dimenticata. Ma che la segretaria del principale partito della sinistra italiana pronunci queste affermazioni all’estero, è qualcosa che lascia sinceramente perplessi.

Tra folklore politico e smarrimento culturale

Altro che “deliri”, come li ha definiti la premier Giorgia Meloni: qui c’è da essere seriamente preoccupati se questa è la sinistra che si candida a governare un Paese come l’Italia.

E se a queste dichiarazioni si aggiunge il linguaggio quotidiano del trio Fratoianni–Bonelli–Salis, o quello di Landini, qualche dubbio si manifesta all’orizzonte sul profilo democratico, costituzionale e di governo di questa cosiddetta alternativa politica al centrodestra.

Perché, delle due l’una: o le affermazioni della segretaria del principale partito della sinistra rientrano nel genere del folklore quotidiano, tipico della sinistra radicale e populista, oppure — se davvero credesse a ciò che dice — bisognerebbe prepararsi a una resistenza democratica.

Quando la retorica scavalca la realtà

Come reagire allora? Salire in montagna, prendere le armi, invocare un governo d’emergenza o chiedere l’intervento dell’ONU? L’assurdità di questi interrogativi misura l’eccesso di retorica che ha invaso la scena politica.

Perché se la democrazia italiana fosse davvero minacciata, nessuno si limiterebbe a denunciarlo da un palco o da un talk show. E se invece — come pare — si tratta dell’ennesima evocazione dell’imminente “ritorno del fascismo”, allora conviene ricordare che Carnevale è fra quattro mesi: un po’ di sobrietà, prima di allora, non guasterebbe.