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venerdì, 24 Ottobre, 2025
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Papa Leone e re Carlo, un dialogo che vale più della diplomazia

Nel gesto compiuto ieri si manifesta un’Europa possibile, fondata sul dialogo e sulla fede. Un intreccio di differenze riconciliate, non di poteri contrapposti.

L’incontro fra papa Leone e re Carlo e la comune preghiera del vescovo di York e del vescovo di Roma non sono gesti (solo) diplomatici. 

L’ecumenismo come teologia del nostro tempo

Più in generale, l’ecumenismo non è una sorta di pratica diplomatica delle chiese cristiane; piuttosto, come ebbe a dire il vescovo di Pinerolo, è la teologia del nostro tempo. Insomma: si tratta di quella “diversità riconciliata”, secondo un’espressione nata, nel solco delle Scritture, in ambito luterano e tanto cara a papa Francesco. 

Analogamente, il dialogo fra il papa e il sovrano sulla coesistenza pacifica degli individui e dei popoli e la cura del creato non è l’aspetto mondano di un riavvicinamento spirituale, bensì un momento costitutivo del comune discorso teologico. 

Qui possiamo riproporre la metafora della tessitura: si tratta di incontrarsi, condividere una trama, intrecciare proposte, storie, linguaggi, esperienze. 

Una politicità incantata, tra storia e simbolo

Ciò, tuttavia, non può esaurirsi nella dimensione “orizzontale”, interumana: al contrario, acquisisce senso, consistenza, spessore alla luce della fede. Di una fede viva, incarnata, vissuta, e dunque non scevra dal dubbio e dalle contraddizioni. 

Certo, l’evento svoltosi all’ombra della Cappella Sistina ha una sua intrinseca politicità: è la politicità che caratterizza l’umano, le vicende delle entità statuali, il rapporto tra i diversi. Ma è, per dir così, una politicità “incantata”, pronta a farsi storia e simbolo.