L’avevamo definita, citando De André, “una storia sbagliata”. E così si è rivelata. La Cisl ha licenziato Francesco Lauria utilizzando un metodo fondato sul “sentito dire”, al limite del pettegolezzo, con possibili violazioni della privacy e sbagliando praticamente tutto nella gestione del caso.
Una tradizione che si incrina
Chi ha conosciuto la Cisl nel passato sa bene che una situazione del genere non sarebbe mai accaduta: la Confederazione è sempre stata una palestra di libertà, una fucina di idee, e l’autorevolezza dei gruppi dirigenti di “un tempo che fu” — peraltro neppure troppo lontano — avrebbe evitato ogni degenerazione.
Oggi, invece, il clima interno appare segnato dal timore di esprimere opinioni in libertà, secondo testimonianze dirette — ovviamente anonime — che abbiamo raccolto. E poi querele, affermazioni contraddittorie, illazioni, mentre svaniscono politica e confronto democratico.
Una ferita alla storia della Cisl
La gloriosa storia confederale non merita un simile capitolo. È difficile accettare che un limpido caso di dissenso interno — poi disfatto in altre motivazioni — debba finire davanti a un Tribunale della Repubblica.
La scelta di licenziare un collaboratore secondo logiche quasi padronali pesa e peserà nell’opinione pubblica. Una macchia difficile da cancellare.
Neppure i recenti tentativi della Segretaria generale di prendere le distanze — seppur timidamente — dalle politiche del Governo riusciranno ad avere effetto. Il marchio ormai è impresso: sindacato filogovernativo e sindacato che licenzia chi dissente. E non basterà qualche giornalista amico per invertire la tendenza e restituire all’Organizzazione il suo ruolo originale e peculiare nel panorama sindacale e politico.
Fondazione Marini: a che punto è?
In questo contesto, rinnoviamo anche l’appello per avere informazioni sull’attività della Fondazione Franco Marini, figura centrale del cattolicesimo democratico e sociale. Informalmente sappiamo dell’esistenza di una sede molto poco frequentata: Franco avrebbe meritato ben altro.
Siamo sempre stati sostenitori della storia e delle scelte decisive della Cosl nella vita democratica e sociale del Paese. Assistere a questa involuzione ci rende tristi e molto preoccupati.
L’auspicio è che si possa andare oltre questa fase, ritrovando un ruolo oggi disperso e condizionato da rendite personali.

