Certo, un dato è quasi oggettivo. E cioè, seguire le piroette politiche quotidiane del capo di Azione, Carlo Calenda, è sempre più difficile. Ed è anche difficile riassumerle in uno scritto necessariamente breve e stringato.
Dunque, prima il “Centro fa schifo”, e quindi e di conseguenza anche i centristi; poi si costruisce il terzo polo, cioè un campo centrista lontano dalla destra e dalla sinistra; poi si manda all’aria il terzo polo; dopodichè si propone un fantomatico “fronte repubblicano”; nel frattempo si sostiene che in questo singolare ed anacronistico campo repubblicano faranno parte i popolari, i liberal democratici e i riformisti; però, e nello stesso momento, si sostiene in modo intransigente – a proposito dei cattolici democratici e dei popolari – la candidatura del turbo laicista Cappato al collegio senatoriale di Monza; e in ultimo, anche se la galleria del ‘tutto e del contrario di tutto’ potrebbe continuare ancora a lungo, si predica l’inadeguatezza strutturale dell’attuale bipolarismo e il suo superamento senza alcuna attenuante e al contempo si va d’amore e d’accordo con i populisti dei 5 stelle e con la sinistra radicale e massimalista della Schlein sui temi più scottanti dell’agenda politica italiana. Per non parlare, come postilla finale, del cambiamento – nuovamente radicale e opposto – in materia di riforma istituzionale. Nello specifico, sul cosiddetto premierato.
Ora, senza infierire e, men che meno, senza alcun pregiudizio politico o personale, una domanda non possiamo non farla. Anche perchè Calenda, seppur a giorni alterni, sostiene di volere ricostruire una sorta di campo centrista, riformista, moderata e repubblicana. E quindi: ma gli elettori, gli eletti e i dirigenti nazionali e locali di Azione come fanno a condividere sempre e comunque questa sequela infinita di piroette politiche l’una diversa dall’altra se non addirittura alternative? Delle due l’una: o Azione è un partito strutturalmente – e forse anche statutariamente – personale e quindi il suo capo può sostenere, del tutto legittimamente, una tesi politica e il suo esatto contrario nell’arco di pochi giorni oppure ci troviamo di fronte ad un partito che contribuisce, forse inconsapevolmente, a ridicolizzare la politica, il suo ruolo, la sua funzione, il suo prestigio e la sua autorevolezza. Perchè il nodo di fondo, parlando di Calenda e del suo partito personale, non è la deriva trasformistica ma, molto più semplicemente, la natura macchiettistica e carnevalesca della politica stessa.
Ecco perchè, essendo molto interessati al riguardo come cattolici democratici e popolari, ci permettiamo di sottolineare che chi vuole ricostruire il Centro, la ‘politica di centro’ e un polo riformista lontano dalla sinistra massimalista e radicale del Pd e da alcuni settori sovranisti della destra, l’unica strada che non deve percorrere e praticare è quella di inseguire le simpatiche, ma sterili, piroette politiche del capo incontrastato di Azione. Per la credibilità e il futuro politico e culturale del Centro, come ovvio, e non per altre motivazioni legate alla prospettiva altalenante è mutevole perseguita da Calenda.