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A Udine vince il centro sinistra a dispetto del Pd targato Schlein

Il miracolo l’ha fatto De Toni e, soprattutto, l’ha imposto una comunità desiderosa di buona amministrazione. Il messaggio che viene da Udine è che non si vince a colpi di radicalismo.

La vittoria di Alberto Felice De Toni a Udine confuta in maniera clamorosa l’assunto della politica di Elly Schlein. Invece della radicalizzazione, s’impone infatti la buona prassi della mediazione. Tutto l’inverso di ciò che la svolta delle primarie ha messo in evidenza, con l’enfasi riposta ad arte sulla rottura rispetto a un passato senza mordente, anche senza cuore, sostanzialmente perché infarcito di moderazione. È chiaro però che un Pd così inghiottito nella retorica di questa nuova sinistra, più che mai coacervo di varie minoranze combattive, ora festose e ora pretenziose, non avrebbe avuto possibilità di successo. In Regione, appena 15 giorni fa, quel Pd “à la Schlein” ha perso indecorosamente.  

Il miracolo l’ha fatto De Toni e soprattutto, a ben vedere, l’ha imposto una comunità desiderosa di unire tutto ciò che muove da un’aspettativa di buona amministrazione, fuori da schematismi vecchio stampo. Ha vinto il partito trasversale della sana convergenza civica, per garantire a una città di solide tradizioni autonomistiche quella “libertà locale” – tanto da Roma quanto da Trieste – che funge da volano allo sviluppo. Evidentemente Udine non era rassegnata alla continuità amministrativa sotto l’egida di un leghismo anche garbato, ma sostanzialmente arido. Ha scelto una diversa qualità di rappresentanza e direzione politica.

Dunque, è un’elezione che riporta in auge la verità nascosta nella funzione aggregante della politica di centro. Il peso della lista civica – 12 per cento – ne è la plastica conferma. Poi, naturalmente, il candidato sindaco ha fatto la differenza. La sua rivendicata indipendenza vale come certificazione di una distanza dal frastuono delle appartenenze gridate. Vale come ulteriore garanzia di equilibrio, per impostare correttamente il lavoro che attende i nuovi amministratori locali. E vale, infine, come messaggio da recepire attentamente in chiave nazionale: non si vince a colpi di radicalismo.

Per essere più chiari, non si vince dando retta alla Schlein, ovvero al carico di suggestioni aggressive e provocatorie, se non elegantemente faziose.

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