Accade in Iran, rapper e giochi sul filo di una forca.

Si rischia che un gioco scappi di mano e questo non è consentito. Se qualcuno crede di prendersi gioco del regime ha sbagliato di grosso. A Teheran il terrore corre sul filo.

Il rapper è uno che bussa, che picchia, insomma uno che dice la sua senza troppi complimenti, non proprio un compostino che sta fermo sulla sua mattonella a far finta di agitarsi restando, compito, al posto suo.  

Sarà per questo che in Iran hanno condannato a morte Toomaj Salhei su cui pende un’accusa non del tutto indifferente all’umore di una Nazione. “Corrompe il cuore dei giovani”, è quello che il tribunale rivoluzionario di Isfahan gli imputa. È stato già arrestato tre volte negli ultimi tre anni, con una pena l’ultima volta di sei anni, scansando però la sentenza di morte per grazia della Corte Suprema. 

Altre accuse sono ora piovute addosso e tutte di impressionante anche geofisica dimensione. “La corruzione sulla Terra, sedizione, propaganda contro il sistema, incitamento alle rivolte”, sono le azioni che quel pazzo dalla rima baciata avrebbe posto in essere con le sue canzoni fuori da ogni ortodossia, uno che si permette di cantarle al prossimo per le rime.

Corrompere è una strana parola che può suonare anche come depravare, alterare, guastare spiritualmente i giovani, vittime innocenti delle sue note, che atterrano come bombe micidiali, incuneandosi proditoriamente nelle orecchie e nelle coscienze di generazioni prive di difese e di adeguate anticorpi. 

Ma il regime in Iran non può fermarsi ad una repressione così eterea come quella di una musica che aleggia come un condor in attesa che la rivoluzione prima o poi ci lasci le cuoia per sbranarne i resti.

I gesti sono l’allarme dal quale maggiorente guardarsi in ordine di tempo e di priorità. Hossein Hosseini, il portiere della squadra di calcio dell’Esteghal, ha abbracciato, davanti alla folla di uno stadio, una tifosa che, scavalcando barriere di protezione, era andata incontro al suo beniamino al termine della partita.

SI è trattato di un atteggiamento intollerabile e più grave ancora la sua giustificazione, che non aveva nulla di manifesta opposizione al potere o di belligerante.  Credeva semplicemente di placare gli animi. “Non ho agito per sfidare le autorità, tantomeno per ribellarmi alla legge in vigore. Pensavo solo fosse il modo migliore per calmare l’atmosfera e salvaguardare la ragazza dal caos che si era creato”. 

Secondo il ragionamento del folle sportivo, si sarebbe quindi trattato quindi di un comportamento che è venuto su naturalmente e pertanto del tutto giustificato dalla sua innocente istintualità. Si vorrebbe così far passare per naturale ciò che invece deve ripugnare e censurare ancor prima di ogni intenzione.

Per la cronaca, Sahar Khodayari, mesi prima, si era vestita da uomo per assistere ad una partita di calcio. Una volta smascherata, si è dato fuoco piuttosto che passare mesi nelle carceri accoglienti del suo paese.

Hossein non è un eroe come il nostro rapper ma è più pericoloso ancora, volendo far digerire come normale ciò che è invece da infamare per la indecenza dello scandalo posto in essere.

Qui si rischia che un gioco scappi di mano e questo non è consentito. Gioco par che in origine prenda piede dall’atto di gettare o scagliare un dardo. Se qualcuno crede di prendersi gioco del regime ha sbagliato di grosso. Non si gioca a nascondino con i guardiani della rivoluzione, tantomeno ci si può giustificare dicendo che si stava solo giocando, magari a scacchi, dando di matto al Governo. Se qualcuno immaginava di giocare un tiro al potere avrebbe dovuto sapere che sarebbe stato giocato da qualcuno più furbo e più fermo di lui.

Il gioco è uno scherzo o una burla ma non ce la si può cavare giustificandosi di aver fatto solo un innocente gioco di parole. Migliaia di occhi hanno visto l’inconcepibile abbraccio tra il portiere e la giovane donna. Lo “iocus” latino al plurale fa riferimento spesso ai giochi amorosi mentre il “ludus” va appuntato ai giochi d’azione. Ai vigili gendarmi è sembrato evidente come quest’ultimo sia stato soppiantato dal primo.

In greco, il gioco si traduce in “paignon” la cui radice “pais”, bambino, si combina con la stessa radice di “paizen”, scherzare, e di “paideia”, educazione. Ed è proprio di educazione che c’è bisogno per rimettere le cose a posto, evitando ogni inconcepibile trasgressione.

Del resto, in Russia anche il campione di scacchi Garry Kasparov, sei volte vincitore del titolo mondiale, è stato arrestato in contumacia con l’accusa di terrorismo. 

Tira una brutta aria per i giocatori di ogni parte del mondo e per i cantanti di certe rime e di una certa risma. A Teheran il terrore corre sul filo. It’s a family affair. Al resto del mondo tutto questo non importa.