Aggiornamenti Sociali | Anche oggi vi sono alternative alla guerra.

Facendo memoria dell’opera di riconciliazione collettiva che sta alla radice dell’intuizione europea, è possibile operare per la pace. Di seguito l’ultima parte dell’editoriale del direttore del mensile edito dai gesuiti di Milano.

[…] Se si considera la storia europea di questi decenni per quanto riguarda il discorso e le azioni sulla pace, due tratti si impongono sugli altri. Innanzi tutto, il nesso subito evidente tra il favorire le occasioni di conoscenza reciproca e il miglioramento delle condizioni economiche per giungere a reale pacificazione. In secondo luogo, a livello di principi, e anche in numerosi casi concreti, la chiara e ferma consapevolezza che la priorità va accordata alla capacità di dialogare e di negoziare con quanti hanno posizioni e interessi diversi o addirittura opposti. Si può riformulare questa affermazione in altri termini: come europei abbiamo capito che i conflitti fanno parte naturale della storia dell’umanità, ma che la via per la loro risoluzione non necessariamente coincide con la guerra. Anzi, «la guerra è la patologia del conflitto, la sua degenerazione violenta. Questo accade quando nessuno se ne fa carico, se ne prende cura o, peggio, quando lo si alimenta. La guerra non è ineluttabile, è piuttosto il risultato di precise scelte politiche e non può mai essere strumento per raggiungere la pace» (Bartolucci V., «Costruire la pace», 11 giugno 2022, in www.rivistailmulino.it).

Questa prospettiva, per quanto iscritta in profondità nel cammino che abbiamo fatto come popoli europei, sembra oggi vacillare, essere messa in dubbio o dimenticata. Eppure anche oggi, facendo memoria dell’opera di riconciliazione collettiva che sta alla radice dell’intuizione europea, è possibile operare per la pace. Per questo, insieme a centinaia di realtà italiane, con storie e riferimenti tra loro anche molto distanti, stiamo partecipando al percorso di Arena di pace 2024 (cfr. il riquadro alle pagine precedenti), che muove dall’affermazione di papa Francesco dell’esistenza di una terza guerra mondiale a pezzi, e che oggi, come ribadito dal Pontefice nel Discorso di inizio anno al Corpo diplomatico l’8 gennaio scorso, si sta sempre più avvicinando a diventare un conflitto globale. Questo percorso culminerà nell’incontro del prossimo 18 maggio a Verona, a cui parteciperà anche il Papa, per dialogare con i delegati presenti.

Di fronte a questa realtà, si sente l’urgenza di cercare nuove vie per ridare pregnanza alla parola della pace, sapendo coniugare i tanti aspetti che sono in gioco (diritti e democrazia, economia e lavoro, ambiente), seguendo la prospettiva del paradigma dell’ecologia integrale, e in un confronto che per essere propositivo ne accetta i tempi lunghi e si costruisce lontano dai riflettori. Ma soprattutto sarà un’occasione per riaffermare con decisione la convinzione che esiste uno spazio reale per immaginare la pace, sottraendosi all’idea che sia la mera “assenza di guerra”. Questo compito è vitale e ci tocca tutti, perché la pace è una cosa troppo seria per essere lasciata nelle mani solo di alcuni.

 

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