Caso Toti: Nordio ha ragione, Landini ha torto. 

L’opposizione non può appoggiarsi a un pregiudizio ideologico. Anche se la riforma della giustizia proposta dal governo non piace, un’opposizione seria non si lascia prendere dalla logica del giustizialismo.

È difficile questa volta avere a che ridire sulla dichiarazione del Guardasigilli Carlo Nordio a riguardo del provvedimento assunto dalla magistratura a carico di Giovanni Toti, Presidente della regione Liguria.

«Non conosco gli atti – ha detto il ministro – e da garantista penso sempre alla presunzione di innocenza. Mi è sembrato di capire che si tratta però di fatti che risalgono ad alcuni anni fa e che l’inchiesta non è nata oggi ma tempo addietro. Ho esercitato 40 anni da pubblico ministero e raramente ho chiesto provvedimenti di tutela cautelare dopo anni di indagini. Le mie perplessità non sono mai sul momento in cui scatta il provvedimento cautelare rispetto all’imminenza delle elezioni ma se ho delle perplessità tecniche riguardano una misura rispetto al tempo in cui è stato commesso il reato ed è iniziata l’indagine».

Sono parole che devono far riflettere. Come pure, al contrario, fa riflettere l’uscita di Landini per il quale la vicenda giudiziaria ligure, nella quale Toti è agli arresti domiciliari per corruzione, “conferma che la cultura in questo Paese continua a essere basata sulla corruzione” […] “Queste cose – ha aggiunto – non fanno che aumentare la distanza delle persone dalla politica, il messaggio che viene mandato è che la politica serve per arricchirsi, che la politica serve per il potere”. Ecco, francamente non ci siamo.

L’opposizione non può appoggiarsi a un pregiudizio ideologico. Anche se la riforma della giustizia proposta dal governo non piace, un’opposizione seria non si lascia prendere dalla logica del giustizialismo, pensando sempre di guadagnare punti con le sommarie contestazioni delle colpe altrui. Quando l’Italia era l’Italia, De Gasperi e Togliatti fecero tutto quel che serviva, ognuno per la propria parte e tutt’e due con vero senso delle istituzioni, per rimettere in piedi la nazione. Fecero anche di più, perché una volta divisi per scelte diverse e finanche opposte in politica interna ed internazionale, seppero mantenere un equilibrio sostanziale nell’esercizio dei propri ruoli, rispettivamente nella sfera di governo e in quella di opposizione.

Oggi si dimenticano questi esempi di saggezza politica e, come avviene incessantemente dalla nascita della prima repubblica, si accolgono facilmente – troppo facilmente per l’esattezza – i controesempi di intolleranza e irresponsabilità. Il mea culpa dovrebbe scattare proprio adesso guardando alla triste vicenda di Toti.