Vorrei  condividere con voi,  un mio personale ricordo di Aldo Moro.
Del suo stile dignitoso e appartato, che mi ha sempre accompagnato in questi lunghi anni .
Anche se oggi tuttavia incomprensibile, per la “socialpolitica-spettacolo” a cui siamo costretti !  Quella del dito indice alzato che minaccia. Quella dei soli sostantivi baritonali, che non spiegano niente e semplificano tutto. E che Moro – rispettoso della “complessità” del sociale e del politico – disdegnava . Incontravo frequentemente  Aldo Moro.

Nella sala grande della Parrocchia di S. Francesco a M.te Mario.  Dove, dal tardo  autunno sino a primavera inoltrata, ogni primo mercoledi del  mese  arrivava da Firenze padre  Balducci.  E dove,  verso le 20 -20,30,  teneva una sua conferenza.

Temi sempre di attualità: fra teologia, storia e Dottrina sociale della chiesa. Con riferimenti non nascosti alla Politica.  Con la P maiuscola. Sala affollata.
Ebbene non dimentico mai che Aldo Moro arrivava con sua moglie  leggermente in ritardo .
Cosa per lui ingiustificabile. Entrava in silenzio.

Senza farsi notare. Quasi vergognandosi, e quasi scusandosi del disturbo.
E si sedeva (sedevano) negli ultimi posti . Quelli trovati liberi.
E benché padre Balducci lo invitasse a spostarsi in avanti, indicandogli spesso anche il tavolo degli oratori, lui con un cortese cenno del capo e ancora in piedi rifiutava.
Rimaneva per tutta la conferenza seduto dove aveva trovato posto.
Silenzioso. Seguendo con attenzione. Senza mai intervenire e fare domande.
Con la sua educata, defilata e pacata educazione.

Come uno di noi.