Ambiente | Non sono pentito per il termovalorizzatore di Torino.

L’esperienza torinese dimostra che la scelta dei termovalorizzatori è sostenibile. Pensare di riciclare tutto non è attendibile. Abbiamo visto che porta inevitabilmente al trasporto dei rifiuti fuori territorio, anche all’estero.

Antonio Saitta

 

I termovalorizzatori dei rifiuti sono recentemente ritornati all’attenzione della politica nazionale. Hanno sicuramente contribuito i tormenti della nuova segreteria Pd sulla posizione da tenere alla Camera in merito all’ordine del giorno del M5S contrario alla realizzazione del termovalorizzatore di Roma. Al momento del dunque però il Pd ha votato compattamente e responsabilmente contro.

 

Ritengo tuttavia utile che il Pd apra una discussione al suo interno che non si riduca però a un semplice conteggio dei favorevoli e dei contrari ai termovalorizzatori in sé, ma che affronti il tema dei rifiuti nella prospettiva più ampia di una concreta tutela dell’ambiente che, a differenza del passato, è la vera e grande emergenza planetaria. C’è oggi una domanda nuova ed esigente che richiede di essere letta e interpretata con tutti gli strumenti che la cultura più aggiornata può offrire per formulare soluzioni politiche e non semplici dichiarazioni a favore dell’ambiente o fughe nell’utopia. In sostanza non va ignorato che la buona politica è quella costantemente tesa e ancorata a un patrimonio ideale, conservando però “la capacità di calarsi – ricordava Benigno Zaccagnini a quelli della mia generazione – con uno sforzo talvolta duro e difficile, sul terreno delle realtà concrete, per compiere quelle azioni che siano nello stesso tempo coerenti con gli ideali e compatibili con la realtà, in una misura che corrisponda sempre più a un’autentica sincerità e onestà di atteggiamenti e scelte”.

 

Per questo motivo la politica sul trattamento dei rifiuti deve essere non soltanto il risultato di una discussione negli organi di partito, ma anche con gli amministratori regionali, provinciali e comunali che nel tempo sono stati impegnati nella realizzazione di termovalorizzatori, assumendosi cosi la responsabilità di decisioni complesse. Loro sono un utile giacimento di esperienze politico-amministrative dal quale attingere per il futuro.

 

Appartengo a questa schiera di amministratori perché la Provincia di Torino, di cui sono stato presidente dal 2004 al 2014, è stata direttamente e intensamente impegnata, insieme alla Città di Torino (all’epoca il sindaco era Sergio Chiamparino) e agli altri Comuni, per affrontare e risolvere l’emergenza rifiuti con la localizzazione e la realizzazione del termovalorizzatore del Gerbido, un impianto entrato in funzione dieci anni fa, che tratta 600.000 tonnellate di rifiuti l’anno, produce energia elettrica corrispondente al fabbisogno annuale di circa 175.000 famiglie e tra poco  produrrà anche calore per il teleriscaldamento.

 

Prima di giungere alla decisione di realizzare il termovalorizzatore abbiamo cercato nuove discariche e tentato di ampliare quelle esistenti: è stato impossibile per le proteste diffuse di amministratori e cittadini che ci hanno convinto che era da irresponsabili continuare a disseminare sul territorio discariche. A quel punto potevamo adottare la strada più semplice, utilizzata da molti, di mandare i rifiuti urbani in altre regioni o all’estero; abbiamo invece deciso di assumerci la responsabilità di realizzare un termovalorizzatore sulla base delle esperienze positive fatte all’estero e di aumentare nel frattempo, con il coinvolgimento dei comuni, la raccolta differenziata che era al momento solo del 31%.

È iniziato così il percorso per la realizzazione del termovalorizzatore dedicando grande attenzione all’opinione pubblica e alle critiche e fornendo sempre risposte scientifiche. Alle osservazioni sui rischi per la salute abbiamo avviato, ancora prima dell’entrata in funzione dell’impianto, un’indagine sullo stato di salute dei cittadini residenti nei Comuni adiacenti al luogo di collocazione per consentire il confronto fra i dati in assenza e in presenza dell’attività del termovalorizzatore. Ai timori di molti sulle emissioni abbiamo deciso di fare effettuare i controlli non dal gestore dell’impianto ma da un ente terzo. Alla richiesta di consentire a tutti di accedere in tempo reale ai dati delle emissioni abbiamo impegnato la futura società di gestione. Questo lavoro sempre trasparente e di ascolto ha dato credibilità alle istituzioni. Non è certo un caso se nelle elezioni del 2009 la Provincia e tutte le amministrazioni comunali che avevano gestito un tema così complesso sono state premiate dagli elettori. Per tutti questi motivi non sono per nulla pentito del termovalorizzatore di Torino.

 

Nonostante questa e altre esperienze positive, i detrattori dei termovalorizzatori ripetono da 20 anni a questa parte che l’alternativa è ‘rifiuti zero’, cioè riciclare tutto. Affermazione questa evidentemente irrealistica che può fare soltanto chi non conosce le fatiche degli amministratori comunali per aumentare giorno dopo giorno la raccolta differenziata.  In ogni caso è naturale chiedere ai detrattori che cosa succederà dei rifiuti fino a quando non sarà raggiunto l’obiettivo fatidico dei ‘rifiuti zero’. Non potendoli evidentemente tenere a casa, possono essere collocati nelle discariche o inviate nei termovalorizzatori esistenti italiani ed europei. È ciò che è successo a Roma con l’amministrazione Raggi, nettamente contraria ai termovalorizzatori e sostenitrice della raccolta differenziata (che però dal 2016 al 2021 è passata dal 43 al 44%!). Un’incoerenza che lascia allibiti e che ha raggiunto il massimo è stata quando il Sindaco Raggi, dovendo gestire nel 2018 una emergenza, ha inviato i rifiuti al termovalorizzatore di Torino con un accordo con il Sindaco Appendino, anche lei del M5S e quindi nettamente contraria ai termovalorizzatori, in qualità, come amministrazione, di azionista della società di gestione dell’impianto.

 

Per gli oppositori ai termovalorizzatori, l’entrata in funzione di questi impianti ridurrebbe la raccolta differenziata. Non è vero: la percentuale più alta di raccolta differenziata è nelle aree dove sono in funzione i termovalorizzatori, che sono 37 e tutti localizzati al Nord e al Centro; nel Nord la raccolta differenziata è al 71%, nel centro del 60,4% e al Sud del 55,7%. Il problema grave che invece viene ignorato è che le Regioni che non hanno impianti sono la causa dei viaggi dei rifiuti lungo la penisola (senza contare quelli verso altri stati europei). È stato calcolato che nel 2019 sono stati trattati in regioni diverse da quelle di produzione ben 2,8 milioni di tonnellate di rifiuti e sono stati necessari 108.000 viaggi di camion, pari a 62 milioni di km percorsi, che hanno prodotto l’emissione aggiuntiva di 40.000 tonnellate di emissioni di CO2.

 

Ci sono ancora spazi per aumentare la raccolta differenziata, in modo particolare nelle grandi città dove la percentuale di raccolta differenziata è notevolmente più bassa rispetto a quella della regione di appartenenza: a Torino del -19%, a Milano del -14%, a Genova del -28%, a Bologna del -21%, a Firenze del -17%, a Roma del -16%, a Napoli del -31%, a Bari del -33%, a Reggio del -34% e a Palermo del -33%; anche nei capoluoghi di provincia la raccolta differenziata stenta a crescere.

 

Dedicarsi a risolvere questo problema, che richiede ulteriori risorse oltre a quelle stanziate nel PNRR, è oggi un obiettivo rilevante per un impegno politico; altrettanto lo è la realizzazione di nuovi impianti di termovalorizzazione dei rifiuti che richiede coraggio. È assurdo e indecoroso il trasporto di rifiuti da Sud a Nord. Assuefarsi a ciò equivale a premiare le furbizie di chi non vuole o non riesce a decidere!