Mattarella ricorda le vittime del terrorismo e “spiega” la vittoria dello Stato

Il Presidente della Repubblica ha esaltato nel suo intervento - qui di seguito uno stralcio - la forza della coesione tra Stato e cittadini nella lotta contro la barbarie del terrorismo.

Redazione

 

 

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I terroristi e i loro complici – così come i cattivi maestri che hanno sostenuto e propagandato la violenza politica – hanno attentato alla vita di donne e uomini, con l’obiettivo dichiarato di scardinare l’ordinamento democratico.

 

È davvero significativa la lettura che abbiamo appena ascoltato del brano di Aldo Moro, di neppure un anno prima del suo rapimento, e dell’assassinio degli uomini che lo scortavano: Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Domenico Ricci, Giulio Rivera, Francesco Zizzi. Seguì la sua barbara uccisione, che segna il culmine della sfida brigatista allo Stato e, nel contempo, l’inizio della parabola declinante del terrorismo rosso.

 

Lo stesso Moro, dopo l’uccisione a Genova, da parte delle BR, del magistrato Francesco Coco, nel giugno del 1976, aveva sintetizzato in modo inequivoco l’attacco ai valori repubblicani: «Indirizzandosi contro lo Stato, ordinatore e garante, la violenza colpisce tutti e mette in forse la nostra libertà».

 

E, aggiungeva, in modo profetico: «La risposta non è solo nell’impegno delle autorità competenti nel chiarire la situazione e nel fare giustizia, ma anche nell’unanime reazione morale e politica del Paese e nella compostezza e fermezza con le quali il popolo italiano e le forze politiche sapranno vivere queste ore tristi e difficili della nostra vita nazionale».

 

È stata – come Moro aveva auspicato – la reazione morale del popolo italiano a fare la differenza, nella lotta ai terrorismi e all’eversione, facendo prevalere la Repubblica e la sua legalità.

 

Un popolo che, nella sua stragrande maggioranza, ha respinto le nefaste velleità di chi avrebbe voluto trascinare l’Italia fuori dal novero delle nazioni libere e democratiche.

 

Un popolo che, memore dei disastri della guerra, ha rifiutato con decisione l’uso della violenza come arma per la lotta politica. E che si è stretto attorno alle istituzioni, avvertite come presidio di libertà, di diritti e di democrazia. Lottando ovunque, nel posto di lavoro, all’interno della società. Scendendo persino in piazza per manifestarne la difesa.

 

Lo Stato, le forze politiche e sociali, hanno saputo reagire – nonostante lo smarrimento iniziale – con coraggio e con decisione alla sfida dei terrorismi. Una guerra che è stata vinta – è bene sottolinearlo, qui e ovunque – combattendo sempre sul terreno della legalità costituzionale, senza mai cedere alle sirene di chi proponeva soluzioni drastiche, da regime autoritario. Affidandosi invece al diritto e all’amministrazione della giustizia per proteggere la nostra comunità.

 

Rifiutando di porsi al di fuori della natura democratica della nostra Repubblica.

 

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https://www.quirinale.it/elementi/84468

 

[Discorso tenuto dal Presidente della Repubblica in occasione del Giorno della memoria dedicato alle vittime di terrorismo” – Palazzo del Quirinale – 9 maggio 2023]