Angela Maria Guidi Cingolani, la prima donna al governo. Un simbolo del Novecento democristiano. (Prima parte)

Il 26 luglio del 1951 si costituisce il VII governo De Gasperi. La battagliera deputata scudocrociata, già coinvolta e valorizzata da Luigi Sturzo all’atto della fondazione del Partito popolare, è nominata sottosegretario all’Industria con delega all’Artigianato. Ripercorriamo la sua vicenda umana e politica, dal volontariato a favore delle lavoratrici fino all’esperienza nei “piani alti” della Repubblica, non escluso il decennale impegno come sindaco di Palestrina, alle porte di Roma, a chiusura di un cursus honorum di grande e significativa rilevanza.

 

Rita Padovano

 

Moderna, rigorosa, appassionata sostenitrice dei diritti delle donne Angela Maria Guidi affrontò le difficoltà e le ostilità del suo tempo con generoso impegno lasciando a tutti noi un’eredità preziosa.

 

Sono anni difficili quelli in cui visse la sua giovinezza perché coincidono con lo scoppio della Grande Guerra la cui durata, più lunga del previsto, fece sentire da subito i suoi effetti, soprattutto in ambito socio-economico. Molti posti di lavoro negli uffici, nelle fabbriche, nelle industrie tessili, persino in quella bellica e nella produzione agricola rimasero scoperti. Le inderogabili necessità produttive posero tutti i governi di fronte a un dilemma: rinunciare a un gran numero di richiamati o utilizzare una forza lavoro, mai finora sperimentata, quella femminile. Si predilesse quest’ultima strada.

 

Per scelta o per necessità, molte donne, dopo un periodo di addestramento fecero il loro ingresso nel mondo del lavoro. In ambito industriale furono assorbite nel settore tessile dove vennero impiegate per produrre enormi quantità di uniformi, coperte da campo e sacchi a pelo, in quello militare per  realizzare munizioni di vario tipo.

Non meno robusta fu la loro immissione nel mondo dei servizi, dal trasporto dei tram alla distribuzione della posta; nell’agricoltura vennero istituiti “premi di merito agricolo” per coloro che si erano distinte nei lavori dei campi assicurando così la necessaria produzione agraria per approvvigionare il Paese.

 

Al termine del conflitto la situazione peggiorò. La riduzione del numero degli uomini abili, i numerosi morti che la guerra aveva provocato unito a quello causato dall’epidemia “La spagnola” e a quanti emigrarono all’estero, per evitare l’arruolamento, impoverì ancor di più il nostro Paese. Sul piano sociale altri due elementi pesarono notevolmente: l’elevato numero di reduci gravemente feriti e bisognosi di cure e, soprattutto, la presenza massiccia di famiglie monoparentali che impose al Governo la necessità di conferire alle donne il riconoscimento giuridico.

 

Iniziò così per loro un “nuovo cammino” fatto di parificazione dei diritti e di emancipazione. A partire da quella salariale. Enorme era la disparità a parità di lavoro!Contro questa, prima, discriminazione esse si ribellarono fino all’organizzazione degli scioperi, specie nel Milanese e nel Novarese. A causa poi del carovita e del  peggioramento della situazione economica la protesta si allargò anche nelle fabbriche tessili, manifatturiere e nelle risaie.

 

Un elemento importante in questo scenario complesso fu la crescita del numero delle donne diplomate e laureate. Ad investire sulla formazione delle giovani furono soprattutto le élite, dall’aristocrazia alla borghesia a cui Angela Maria Guidi apparteneva. I suoi genitori, Eugenio e Anna Casini, provenivano entrambi da famiglie borghesi romane di tradizione cattolica.

 

Il XX secolo si era aperto con un confronto vivace all’interno del crescente movimento femminista connotato da forti spinte anticlericali alle quali si contrapponeva quello animato da una tradizionale visione cristiana della donna. Ad individuare un altro percorso fu proprio Lei con il suo attivismo che prese forma dopo l’incontro con Armida Barelli, fondatrice della Gioventù Femminile cattolica italiana, e la principessa Maria Cristina Giustiniani Bandini che la portò, appena uscita dal collegio nel 1915, ad iscriversi all’Udaci e a partecipare alle iniziative da essa  organizzate per la mobilitazione del fronte interno durante la guerra. Lei stessa così ricordava questo momento della sua vita “Credo di essere diventata femminista con l’uso della ragione ma chi mi ha spinto su questa strada è stata donna Cristina Giustiniani Bandini”.

 

Con lo scoppio della Grande Guerra le donne diedero una testimonianza forte del loro impegno civile sia nel lavoro che nelle opere di assistenza. Ed è, per la sua opera di assistenza nel Circolo di S. Pietro che Angela Maria meritò la medaglia di bronzo del Comune di Roma. Un esordio che portò la giovane a iscriversi al primo corso propagandistico dell’Unione donne cattoliche.

 

Dentro questo scenario Angela Maria maturò la scelta che Le consentì di sfuggire all’insidiosa contesa tra Stato Italiano e Chiesa Cattolica che animava quel periodo storico creando per sé un’originale percorso. Da quel momento fu presente su ciascuna delle tre emergenze di quegli anni: la questione educativa, quella sociale e dei diritti.

 

Luigi Sturzo, che aveva apprezzato la qualità del suo impegno, nel 1919, La chiamò a lavorare sia nell’Opera nazionale per gli orfani di guerra, da Lui fondata, che nel Partito Popolare, prima donna tesserata, dove guidò la segreteria del gruppo femminile fino allo scioglimento nel 1926.

 

Quello con Sturzo si rivelò subito un incontro importante che La portò a scoprire la politica intesa come spazio capace di dare risposte ai tanti problemi della società a partire da quello del lavoro  fondando numerose scuole di lavoro femminili, dando vita a fondazioni e cooperative che potessero essere d’aiuto all’inserimento delle donne nel mondo del lavoro.

 

Gli anni venti e trenta furono per Lei particolarmente intensi. Nel 1921 fondò il Comitato nazionale per il lavoro e la cooperazione femminile legato all’Azione Cattolica di cui rimase segretaria fino al 1926, occupandosi in particolare delle scuole di lavoro per le orfane di guerra, della Federazione delle lavoratrici dell’ago e di quella dell’allevamento dei bachi da seta, delle piccole industrie agricole a Caserta e nel Veneto; fondò cooperative di produzione nel Friuli Venezia Giulia. Nel 1922 venne nominata dal Ministero dell’Industria e Commercio membro del Comitato delle piccole industrie e dell’artigianato.

 

Nel 1924 partecipò e vinse il concorso presso l’Ispettorato del lavoro. In questa posizione si occupò di assistenza alle mondine e della condizione dei lavoratori stagionali proseguendo l’attività sindacale di orientamento cattolico. Quando poi si consolidò la dittatura fascista non esitò a lasciare tutto come nel 1929 quando, pur contribuendo alla nascita della Federazione nazionale donne professioniste e artiste, se ne allontanò dopo che la stessa fu assorbita dalle organizzazioni fasciste.

 

Anche di fronte alle tante difficoltà, la sua passione politica non vacillò mai, anzi tutt’altro, partecipò alle riunioni clandestine di partito e qui conobbe l’ex parlamentare del PPI Mario Cingolani, che sposò nel 1935. Divenne mamma ad un’età matura, quarantadue anni, soprattutto per quei tempi, era nata a Roma, il 31 ottobre 1896, e durante la gravidanza riprese gli studi universitari all’Orientale di Napoli, interrotti a causa dell’ostilità del padre, e conseguì la laurea in Lingue e letterature slave.

 

Insieme i Cingolani-Guidi divennero punto di riferimento per gli antifascisti cattolici romani fino alla liberazione di Roma. Parteciparono all’attività della direzione clandestina della DC ospitando nella loro casa il Comitato di liberazione nazionale. Nella fase di ricostruzione del partito, la Guidi viene incaricata di seguire la sezione femminile. Intanto continuò a interessarsi al lavoro femminile e, fino al 1943, seguì in particolare l’attività delle masse di generiche, comparse, operaie, impegnate a Cinecittà i cui problemi portò nell’aula parlamentare, più tardi. A Napoli, il 30 luglio 1944, venne eletta consigliere nazionale della DC e il 19 agosto, su sollecitazione di Alcide De Gasperi, delegata nazionale del movimento femminile.

 

(Continua)

La seconda parte sarà pubblicata domani