AsiaNews | Lo scontro nel mondo ortodosso russo sul pacifismo ecumenico

Mentre l’Occidente s’interroga sulla strana insurrezione di Prigozhin, aiuta a capire l’anima della Russia l’analisi - qui riportata in un ampio stralcio - sulla disputa teologica attorno a “filetismo” e “pacifismo”.

si moltiplicano le radiazioni canonichedi membri del clero russo, con laccusa di eresia pacifista, la risposta di Kirill a chi dal resto del mondo ortodosso lo indica come sostenitore del filetismo, lidentificazione della religione ortodossa con la causa nazionale, che Costantinopoli aveva condannato nella prima metà dellOttocento per contrastare i movimenti di rivolta contro limpero ottomano. Allora a essere tacciati di eresia erano stati i greci e i bulgari, che aprirono la strada allaccettazione del principio etnico della Chiesa nazionale, poi diventato il sistema organizzativo di tutte le Chiese ortodosse. In realtà il principio era stato introdotto dai russi fin dalla proclamazione del patriarcato della Terza Roma, la vera origine delleresia filetista.

Non può quindi sorprendere che Kirill si scagli contro il pacifismo ecumenico, che nega non soltanto lappoggio alla operazione militare specialein Ucraina, ma le fondamenta stesse della ideologia ecclesiastica russa. Del resto, questa discussione aveva infiammato gli animi di tutta la Russia agli inizi del Novecento, quando venne lanciato lanatema contro Lev Tolstoj, lo scrittore più religioso-umanista, e anticlericale allo stesso tempo, di tutta la letteratura russa. Il 22 febbraio 1901 lautore di Guerra e Pace fu scomunicato dal Sinodo della Chiesa, allora senza patriarca, sotto la presidenza del ministro zarista del culto (oberprokuror) Konstantin Pobedonostsev, il Torquemadarusso della disperata difesa della Santa Russia poco prima delle rivoluzioni. Si dimise infatti poco dopo, nel 1905, dopo uninsensata guerra della Russia contro il Giappone, che tanto ricorda lattuale rovinosa campagna in Ucraina: i russi pensavano di sottomettere limpero del Sol Levante in una settimana, rimanendo bloccati tra le isole e i porti per settimane, prima di soccombere allintrepida controffensiva giapponese. Anche allora, una buona parte dei soldati e marinai russi era costituita da ex-detenuti inviati a forza dai lager a redimersi nella guerra, che non seppero opporre alcuna resistenza ai samurai, essendo in buona parte in preda ai fumi dellalcool, come i soldati russi di Bakhmut e Kherson.

Alla guerra rovinosa fece seguito la prima rivoluzione russa, annunciata fin dal mese di gennaio dalla manifestazione popolare guidata dal pope Gapon, un sacerdote di simpatie socialiste che aveva chiesto a tutti i gruppi di togliere le bandiere e le scritte politiche e polemiche, avanzando verso il palazzo dInverno innalzando le sacre icone processionali. Gapon voleva che lo zar Nicola II scendesse a incontrare il popolo, e sarebbe bastata una sua apparizione per accontentare le folle, ma i generali e i parenti avevano convinto lo zar a rifugiarsi nel castello di Tsarskoje Selo, lontano da San Pietroburgo, e aprirono il fuoco sulle masse dei pacifici dimostranti disarmati. Il governo dichiarò 130 morti, altre fonti ne contarono tra i 600 e i 2000, e fu linizio della fine del regime zarista.

Lo scomunicato Tolstoj alzò la sua voce contro le stragi, affermando anche che mai le persecuzioni religiose furono così frequenti e feroci come oggi, e fa impressione che nelle accuse patriarcali odierne ai preti pacifisti si parli esplicitamente di eresia tolstojana. Lo scrittore aveva in effetti ispirato una nuova variante di religione pacifista, chiamata appunto tolstojanstvo e spregiativamente tolstovščina, proprio il termine utilizzato in questi giorni da propagandisti e predicatori putiniani per esporre al pubblico ludibrio i preti contrari alla guerra. Lo ieromonaco Afanasij (Bukin), che era in servizio alla missione russa a Gerusalemme, era stato allontanato lo scorso febbraio, quando si era espresso contro loperazione militare in occasione del suo primo anniversario. In questi giorni ha spiegato su Facebook di essere stato ridotto allo stato laicale dal tribunale ecclesiastico con motivazioni estremamente aggressive, come recita la sentenza: il chierico ha tradito il giuramento ecclesiastico e le regole apostoliche, con motivazioni ancora più depravate, non solo per le parole espresse, ma per il rifiuto a sottomettersi allautorità ecclesiastica.

Un altro ieromonaco, padre Jakov (Vorontsov), ha spontaneamente abbandonato la metropolia ortodossa russa del Kazakistan, prima di essere a sua volta cacciato, affermando delle autorità ecclesiastiche che il Maligno si è impossessato dei loro cuori, che ormai sono incapaci di distinguere il bene dal malepossibile che i santi russi abbiano compiuto invano i loro grandi miracoli e sacrifici? Possibile che la cultura russa sia diventata terreno fertile per la crescita dellAnticristo? Io credo di no, e confido nei tanti russi che non vogliono la guerra, anche se non hanno il coraggio di dirlo apertamente.

Non è un caso che a parlare chiaro siano dei monaci, per lo più in sedi periferiche. La maggior parte dei loro confratelli vive infatti in comunità guidate da fedeli esecutori delle direttive patriarcali, e il clero parrocchiale è frenato dalle numerose famiglie, essendo uxorato per tradizione. La grande maggioranza dei preti deve proteggere i tanti figli, molti dei quali proseguiranno la missione dei genitori, diventando a propria volta popy e popady, preti e mogli di preti, secondo le tradizioni di castarestaurate dopo linverno sovietico. Del resto, anche sotto il regime ateista erano le poche famiglie sacerdotali a conservare la fede ortodossa, tanto che lo stesso patriarca Kirill è figlio e nipote di preti.

Uno dei pochi sacerdoti che ha avuto il coraggio di rischiare anche i destini della propria famiglia è il parroco di Kostroma, 500 chilometri a nord di Mosca, Viktor Burdin, chiamato anche il Savonarola di Kostroma. 51 anni, sacerdote dal 2015, allinizio era il vicario della chiesa del villaggio di Karabanovo, il cui parroco era uno storico dissidente religioso anti-sovietico, padre Georgij Edelštein, oggi 91enne, con il quale ha firmato diverse lettere di protesta già prima dellinvasione dellUcraina, e fu tra i promotori della lettera di 300 sacerdoti dopo linizio delloperazione. Anchegli è ormai ridotto allo stato laicale, con laccusa formale di pacifismo menzogneroo pseudopacifismo, da distinguere da quello autenticoche definisce la pace secondo gli interessi del popolo russo e delle vittime del genocidio ucraino nel Donbass, secondo il verbale patriarcale della sua condanna.

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