Bandiera bianca e bandiera rossa: la pace non è resa.

La guerra si fa in due, ha detto Papa Francesco, e ne prendiamo atto in quanto evidenza incontrovertibile; come pure la pace, in maniera egualmente incontrovertibile, si fa in due.

Quando un Papa si esprime le sue parole hanno un peso specifico incomparabile. Per i cattolici aderire al suo pensiero è un atto di obbedienza dovuta, in quanto interprete della parola di Dio. Per i laici o per chi professa altre religioni conta la Sua statura morale, il suo essere il più autorevole e ascoltato riferimento ideale a livello planetario.

Dialogando con il giornalista della Radio Televisione Svizzera–RSI, Lorenzo Buccella, Papa Francesco si è soffermato sulle guerre che tormentano l’umanità: non le ha mai dimenticate, ha sempre pregato per tutti coloro che ne sono stati coinvolti, dolorosamente, ha lanciato incessanti appelli per la pace, inascoltato. L’indifferenza, il relativismo etico, la mistificazione dei fatti sono una costante del nostro tempo che si accompagnano all’uso della violenza in tutte le sue orribili rappresentazioni fisiche e simboliche. È un dato di fatto con cui dobbiamo misurarci. Tuttavia in questa occasione alcune espressioni usate dal Santo Padre hanno provocato code polemiche e risentimenti, persino incredulità.

Francesco ci ha abituato ad un linguaggio comprensibile da tutti e vicino ai problemi di chi soffre, dei deboli, degli emarginati, dei perseguitati a ragione della loro diversità: per questo parlare di “resa” del popolo ucraino, di “coraggio di alzare bandiera bianca e negoziare” pur di arrivare alla pace a tutti i costi ha suscitato sconcerto e disorientamento.

Da due anni la Russia ha invaso l’Ucraina con i suoi carrarmati e il suo esercito, ha lanciato bombe e missili uccidendo civili inermi, ha raso al suo paesi e villaggi, privato le famiglie della loro casa, riducendo in povertà una nazione, procurando fame e miseria, morte e dolore, violenza contro le donne, i bambini e gi anziani – ciò che riporta la storia ai tempi dell’eccidjo dell’Holodomor – chi ha visitato quei luoghi di devastazione e massacro barbaro e criminale ha raccolto testimonianze fotografiche e verbali che non lasciano scampo ad alcun dubbio. La parte piò onesta dell’informazione ha restituito il vero, oltre i filoputinismi prezzolati, i negazionismi di maniera, le invenzioni di messinscene create ad arte per convincere il mondo che si trattava di una finzione, di un “cast cinematografico”.

I documenti raccolti parlano chiaro, l’aggressione è stata monodirezionale, feroce e ingiustificabile: che Putin l’abbia fatto perché “l’Ucraina non è mai esistita, è solo parte ribelle della Russia” come egli stesso ha insegnato nelle scuole, perché lo “scudo ucraino” è il territorio più ricco al mondo di giacimenti di minerali preziosi, come il litio”, perché “quella gente doveva essere denazificata” o perché “voleva togliere il potere di Zelensky a Kyiv e mettere al suo posto della gente per bene”…come un aveva detto Berlusconi ai suoi parlamentari…non esiste giustificazione alcuna all’eccidio, all’olocausto di un popolo, al martirio della sua gente. L’ombra di Navalny si stende sulle prossime elezioni farsa: chi si oppone al regime ha il destino segnato. Per questo ci si aspettava tutti, cristiani, cattolici, ortodossi, laici, credenti e miscredenti, eterosessuali ed omosessuali, uomini e donne di ogni parte del mondo che insieme a questo invito alla negoziazione avviata dall’Ucraina che passa però sotto le umilianti forche caudine della resa, ci fosse un netto, chiaro, risoluto, autorevole richiamo al Cremlino da parte del Vaticano a ritirare tutti gli uomini dell’esercito russo invasore dal territorio ucraino.

La guerra si fa in due, ha detto Papa Francesco, e ne prendiamo atto in quanto evidenza incontrovertibile; come pure la pace, in maniera egualmente incontrovertibile, si fa in due. Mi pare di capire che Putin non abbia alcuna intenzione di recedere, tanto che usa spesso la minaccia del nucleare. Ricordiamo cosa era accaduto agli ebrei ai tempi del nazismo e dei lager. Mi vengono in mente le parole del generale (e poi Presidente) Dwight David Eisenhower): “Registrate tutto adesso- prendete i filmati, ascoltate i testimoni – perchè da qualche parte lungo il cammino della Storia qualche bastardo si alzerà e dirà che questo non è mai accaduto”. Se dunque si deve issare e sventolare la bandiera bianca questo va fatto da ambo le parti e quella rossa riprenda il suo posto a Mosca. La pace non è resa e neanche sottomissione.

Se l’avesse capito Caino, Abele non sarebbe stato soppresso.