Sinistra sociale e destra sociale? Semplicemente alternative.

Le esperienze maturate a contatto con i ceti popolari hanno contribuito ad elaborare il progetto di un “centro che marcia verso sinistra”, per dirla con una celebre frase di De Gasperi.

A volte nella politica italiana, soprattutto in una stagione fluida e liquida come quella attuale, cresce la confusione e si generano molti equivoci. È il caso, ad esempio, di rendere quasi simile la storica esperienza della “sinistra sociale” di ispirazione cristiana con la cosiddetta “destra sociale”. Due esperienze, seppur significative e molto importanti nei rispettivi campi politici, ma che erano e restano del tutto alternative. A livello politico come sul versante culturale; sul terreno programmatico come su quello valoriale.

Ora, e al di là dei singoli progetti politici, è indubbio che la sinistra sociale di ispirazione cristiana ha giocato un ruolo decisivo e determinante all’interno della Democrazia Cristiana e poi in alcuni partiti che sono succeduti alla stessa Dc. Dal Ppi alla Margherita e sino alla prima frase del Partito democratico. Certo, si tratta di una esperienza che affonda le sue radici nella storia e nella cultura del cattolicesimo sociale italiano, il quale nel complesso, attraverso le correnti che lo hanno interpretato nelle diverse fasi storiche e politiche, ha saputo declinare un ruolo politico di straordinaria importanza.

Spicca in questo quadro la vicenda della sinistra sociale di Carlo Donat-Cattin e di Franco Marini, solo per citare gli esponenti più significativi di tale nobile storia politica e culturale. E il cuore pulsante di questa esperienza politica è sempre stato quello di rappresentare un pezzo della società italiana – quella dei ceti popolari e delle classi lavoratrici soprattutto nelle fabbriche piccole, medie e grandi -, avere una precisa cultura politica di riferimento, elaborare un progetto politico complessivo da confrontare e discutere all’interno del partito di appartenenza e, in ultimo ma non per ordine di importanza, avere una classe dirigente qualificata ed autorevole e disseminata in tutto il territorio. E, del resto, la corrente di Forze Sociali di Giulio Pastore e poi Rinnovamento e la più nota e conosciuta Forze Nuove hanno rappresentato, nel corso degli anni, la traduzione concreta di quella cultura e di quella storia nella concreta dialettica politica.

Una esperienza ed una intuizione, dunque, che storicamente sono decollate all’interno del mondo cattolico italiano, già sin dall’inizio del ‘900, e che hanno contribuito ad elaborare un progetto politico di un “centro che marcia verso sinistra”, per dirla con una celebre frase di Alcide De Gasperi. Un’area politica che, com’è ovvio, non è conclusa con la fine della prima repubblica o con l’inizio della seconda repubblica ma che, al contrario, si è resa ancor più necessaria con l’irrompere di una nuova ed inedita “questione sociale” che sta caratterizzando l’attuale stagione politica italiana E, soprattutto, un processo che si rende sempre più urgente anche per il rinnovato protagonismo politico, culturale ed organizzativo di larghi settori dell’area cattolica italiana. Perché l’intera esperienza della sinistra sociale di ispirazione cristiana non si è mai poggiata sulla sola testimonianza o sulla rappresentanza pre politica delle domande, delle esigenze e delle istanze dei ceti popolari e della stesse classi lavoratrici. Ma, proprio attraverso questa rappresentanza sociale, la sinistra sociale è sempre stata in grado di elaborare un progetto politico complessivo.  Quella che un tempo veniva definita e chiamata come un progetto di società. Come ovvio, nei rispettivi partiti di riferimento.

Ed è proprio su questo versante che la differenza politica, culturale, valoriale e programmatica è sempre stata decisiva ed essenziale rispetto alla cosiddetta ‘destra sociale’. Cioè, semplicemente alternativa. E questo per la semplice ragione che anche quando si parte dalla comune difesa dei ceti più deboli – semprechè questo sia vero – la politica, e i rispettivi valori, non sono mai una variabile indipendente ai fini del progetto che si vuole elaborare per governare la società. E ciò vale anche in un contesto post ideologico e dove, purtroppo, si registra ancora una forte e marcata crisi della politica dopo l’irruzione del populismo anti politico e demagogico riconducibile al grillismo. E la sinistra sociale di ispirazione cristiana, ieri come oggi, conserva la sua attualità, modernità e, soprattutto, la freschezza della sua cultura politica originaria. Ieri come oggi, la sinistra sociale continua ad essere fedele alla sua storia secolare.