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lunedì, Aprile 21, 2025
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Bergoglio, un magistero sociale

Questo suo pontificato è destinato a segnare il cammino e il futuro del cattolicesimo mondiale anche per la sua instancabile, coraggiosa e coerente ‘mission’ sociale.

Ogni magistero papale lascia un segno profondo nella cristianità mondiale. Una regola che vale soprattutto per gli ultimi Papi anche perché sono costretti a convivere con i bisogni e le domande che salgono dalla svariate opinioni pubbliche e a cui occorre dare riposte forti, coerenti e tempestive. E il pontificato di Francesco è destinato a segnare il cammino e il futuro del cattolicesimo mondiale anche per la sua instancabile, coraggiosa e coerente ‘mission’ sociale.

Una linea che non è mai stata vagamente populista o retorica. Ma, al contrario, ha sempre posto al centro dell’attenzione la difesa dei più deboli, degli ultimi e di tutti coloro che erano e e restano ai margini della società. E non solo nelle società opulente e, di conseguenza, cariche di disuguaglianze sociali. No, il magistero di Francesco ha saputo, con rara coerenza ed indomito coraggio, porre al centro di ogni sua predicazione la cosiddetta ‘questione sociale’. Cioè la condizione di vita, reale e non virtuale, di tutte quelle persone che nel mondo semplicemente non riescono a condurre una esistenza dignitosa ed umana. Ovvero nel rispetto delle regole più elementari e basilari che caratterizzano la vita concreta delle persone. E la questione sociale, appunto, era al centro di tutti i suoi incontri e dei confronti con i vari “potenti” della terra senza stancarsi mai di ripetere che la centralità della persona umana esiste solo quando le persone, tutte le persone, vivono un’esistenza dignitosa e nel pieno rispetto delle regole più elementari.

Certo, la predicazione di Francesco è stata molto più ampia ed articolata. A cominciare, come ovvio ed evidente a tutti, dai temi della pace, di una Chiesa più aperta al mondo, della concordia tra i popoli, dello sviluppo equilibrato ed armonioso, della difesa dei principi democratici e, infine, della uguaglianza. E, al riguardo, proprio il capitolo delle disuguaglianze sociali è stata la sua preoccupazione principale. Di qui la sua predilezione per gli ultimi, per i più poveri, per tutti coloro che vivono ai margini delle rispettive società. In ogni paese e in ogni parte del mondo. Ed è anche per questo motivo che la sua predicazione è stata, sempre, di una straordinaria modernità ed attualità. Scontrandosi anche, almeno sotto il profilo dei principi e dei valori richiamati, con molti paesi che scientificamente e quasi dogmaticamente non rispettano queste regole elementari di convivenza e di progressiva uguaglianza sociale. Un magistero, quindi, che ha spronato milioni di cattolici all’impegno sociale, politico, pubblico, culturale e pastorale nel promuovere e nel perseguire quella ‘dottrina sociale cristiana’ che era, e resta, uno dei caposaldi costitutivi della presenza nella Chiesa nel mondo sempre più globalizzato.

Ecco perché la venatura sociale del magistero di Francesco non solo resterà un punto decisivo e qualificante nella storia secolare della Chiesa cattolica ma è destinata, appunto, a segnare in profondità il cammino dei cattolici stessi nella società contemporanea e in quella del futuro.

Coerenti con la propria dottrina di riferimento ma anche consapevoli che senza il “coraggio” e la “coerenza” di Francesco difficilmente i cattolici stessi potranno giocare, laicamente, un ruolo importante e decisivo nelle dinamiche che caratterizzano l’attuale società. Locale e mondiale.