Berlinguer ti voglio bene. La svolta della Schlein è una sorpresa?

L’intuizione originaria di unire le principali culture riformiste nello stesso partito contenitore elettorale si è esaurita abbastanza velocemente e oggi il Pd è un luogo politico radicalmente diverso rispetto al passato.

Ritengo del tutto strumentale, nonchè scorretta, la polemica sul volto sorridente di Enrico Berlinguer nella tessera del Pd 2024. La ritengo strumentale e sbagliata per due ragioni di fondo.

Innanzitutto perchè Berlinguer è stato uno dei maggiori leader politici della prima repubblica. Ha guidato il più forte partito comunista dell’occidente per lunghi 12 anni e, soprattutto, è riuscito, seppur nel pieno rispetto dell’ortodossia sovietica dell’epoca, a ritagliare uno spazio e un ruolo autonomi per la storia e le vicende politiche del comunismo italiano. Un elemento, questo, che ha fatto proprio di Berlinguer uno dei principali leader della storia del comunismo internazionale.

In secondo luogo, e a prescindere dalla figura di Berlinguer, è noto a tutti – almeno credo – che il Partito democratico progressivamente è diventato il naturale erede della storia del Pci/Pds/Ds. L’intuizione originaria di unire le principali culture riformiste nello stesso partito contenitore elettorale si è esaurita abbastanza velocemente e oggi il Pd è un luogo politico radicalmente diverso rispetto ad un passato anche solo recente. E l’arrivo della Schlein al comando ha rappresentato la naturale e fisiologica chiusura di quella fase inaugurata con Veltroni nel lontano 2007. Perché oggi parliamo di un partito che esprime, e del tutto legittimamente, un profilo politico e culturale di una sinistra radicale, massimalista e libertaria che, non a caso, individua nei populisti dei 5 Stelle, nell’estrema sinistra di Fratoianni e nell’ambientalismo fondamentalista di Bonelli i naturali interlocutori ed alleati per costruire un progetto politico e di governo.

Detto questo, e per fermarsi a queste due sole ragioni, quello che invece stupisce ed incuriosisce è la tesi di coloro – a cominciare dai pochi Popolari rimasti in quel partito – che a loro volta si stupiscono della scelta della Schlein per la tessera Pd del 2024. Stupisce perché tutti sanno, ma questa volta veramente tutti, che quel partito non centra nulla con la storia, la cultura, i valori e la prassi del cattolicesimo popolare e sociale. Non c’entra nulla con le storiche, e del tutto legittime, battaglie dei comunisti italiani. Soprattutto sulla “questione morale”, oggi molto sbandierata, ricordando proprio la famosa intervista di Berlinguer ad Eugenio Scalfari del 1981 contro “il sistema di potere della Democrazia Cristiana”.

Ecco perché arriviamo persino a condividere l’iniziativa della Schlein di dedicare proprio a Berlinguer la tessera del Pd 2024. Per un fatto innanzitutto di coerenza, di coerenza, di trasparenza e di lungimiranza del nuovo corso del Pd. E la Schlein, checchè se ne dica o se ne pensi, è una leader politica e culturale coerente. Come lo dovrebbero essere, su un fronte alternativo, quelli che continuano a dichiararsi Popolari nel Pd.