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martedì, Febbraio 11, 2025
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Binari di sfortuna: il percorso accidentato di Salvini tra treni e politica.

Tra guasti sospetti e cantieri infiniti, il Ministro Salvini lotta per salvare la sua immagine di ministro e di leader politico, mentre l’opposizione invoca le dimissioni come gesto di responsabikità..

Si era detto ad ottobre della sfortuna del Ministro Salvini che da bimbo forse aveva passione per giocare con il trenino su un circuito che riusciva perfettamente a controllare. La ragione sociale della azienda che aveva piantato un chiodo in un quadro elettrico paralizzando il traffico ferroviario si declina in Str92. Almeno le iniziali, di primo istinto non inducevano al meglio. 

Tolto di mezzo il rapporto con quell’impresa, si sperava che nei mesi a seguire tutto potesse procedere per il meglio e i treni potessero scorrere più veloci del passo di uno stivale, unendo il paese da nord a sud, dalla sua punta fino in cima al gambale.

Le cose stanno andando in modo diverso. Si susseguono blocchi e ritardi sulla linea ferroviaria e l’opposizione urla alle dimissioni mentre Salvini scarica sulle incapaci gestioni del passato le ragioni della inefficienza del trasporto. Governo e opposizioni sbuffano sfiatati la solita aria al pari di uno stanco comignolo a vapore di una locomotiva dei tempi d’annata.

La causa è di guasti che compromettono l’immagine di un Salvini che avrebbe bisogno di essere a capo del Dicastero degli Interni per meglio vigilare su chi gli sta tirando scherzi non da poco. Ogni esercito che si rispetti vanta un reparto di Guastatori specializzati nel manomettere le strutture a difesa del nemico, rendendo vuote le sue protezioni.  

E’ l’ipotesi che sta prendendo piede nei vertici delle ferrovie ed in Salvini. Qualcuno si è messo in testa di boicottare i nostri treni e di fare la festa al Segretario della Lega, non guastando ma gustando le sue eventuali dimissioni. 

C’è dunque un esposto alla magistratura che segnala incidenti anomali e circostanze sospette ipotizzando un clima di congiure e di tranelli tutti da dimostrare e dei quali si starebbe occupando anche la Digos.  Già secoli addietro il Sommo Poeta scriveva con disincanto come “in mezzo mar siede un paese guasto”.

Il Ministro è un tipo ferrigno, non conosce ruggine e vuole reagire alla sfortuna od ai sabotaggi ai suoi danni, intende mostrare mano di ferro contro i suoi avversari. Del resto, è ferrato alla battaglia e sa come reagire agli efferati attacchi dei suoi contestatori.

Le ferrovie sono oggi il suo punto di sconfitta o di rinascita, rilanciando una idea vincente di Salvini. Custer, insieme a due suoi fratelli, vide la sua fine nella battaglia di Little Bighorn, un luogo che richiamava le pecore selvatiche dalle corna ricurve delle Montagne Rocciose.  

Salvini può uscire scornato o vittorioso dallo scontro con i suoi detrattori che fanno anche finta di non sapere come molti dei disagi sono dovuti, a quanto si legge, ad oltre 1200 cantieri aperti quotidianamente sulla rete di cui 700 per nuove opere e 500 per manutenzione.

Salvini va avanti e tocca ferro, sicuro di prevalere e che di lui non resterà né polvere di stelle né polvere di ferro. Vanta stomaco e salute di ferro e non si sente affatto un ferro vecchio.

Nel film “Mafioso” del lontano 1962, il protagonista illustra eccitatamente alla moglie il momento dell’attracco in Sicilia con l’opera infrastrutturale subito visibile alla costa della sua terra: “Il più grande elettrodotto del mondo ci unisce al continente, ci sono voluti 4 anni di lavori e attraverso quei fili sospesi nell’aria ci passano milioni di kilowatt e domani anche il ponte!”.

Non sappiamo se il ponte di Messina avrà mai un esito e se sarà la medaglia che Salvini potrà appuntarsi al petto. Sappiamo che per adesso, in ragione dei ritardi, non potrà già dire “uora uora arrivào ’u ferribot”.