La politica non può vivere a lungo senza leader e senza autorevoli punti di riferimento. Una comunità politica è legata infatti da una cultura politica, da una storia ideale e, soprattutto, da una classe dirigente riconosciuta e visibile. Dobbiamo recuperare forma e sostanza di una storia di successo, quella dei partiti radicati nella società civile.
La recente intervista di Maurizio Eufemi all’amico Guido Bodrato sulle colonne del “Domani d’Italia” sulla esperienza storica, politica e culturale della Democrazia Cristiana ci induce ad alcune, seppur rapide, riflessioni. E questo non solo perchè l’intervista ha registrato un numero massiccio di visualizzazioni ma anche, e soprattutto, perchè emerge in modo plastico una caratteristica di “quella” classe dirigente. Ovvero, erano sì politici di serie A e quindi leader e statisti ma, al contempo, erano anche “educatori” e punti di riferimento insostituibili delle rispettive comunità politiche.
È appena sufficiente registrare come, ormai da tempo, vengono considerati e metabolizzati le interviste, le riflessioni e gli articoli che periodicamente scrivono i leader politici del passato. Li si legge con rara attenzione e con grande interesse perchè non ci sono slogan, fatue polemiche, riflessioni scontate o banali. Ma ci sono sempre e solo indicazioni concrete culturali, politiche e storiche che ci fanno riflettere. Ovvero, una capacità di analisi e una visione della società che si intrecciano di continuo e che fanno della politica un luogo decisivo ed essenziale per affrontare e risolvere i problemi della società in cui siamo chiamati a vivere. Appunto, leader politici ed educatori, nonchè persone interpreti di una cultura politica da cui non deflettevano mai.
Ora, il fatto che viviamo in una stagione dominata da una profonda crisi politica è un dato abbastanza oggettivo da non richiedere ulteriori approfondimenti. Ma l’elemento che va richiamato con forza è che la politica non può vivere a lungo senza leader e senza autorevoli punti di riferimento. Perchè una comunità politica è legata da una cultura politica, da una storia ideale e, soprattutto, da una classe dirigente riconosciuta e visibile. E il progetto politico del partito di riferimento è sempre la stella polare che orienta il comportamento concreto e tangibile dello stesso partito. Quando questi elementi sono carenti o mancano del tutto, è evidente che la politica precipita in una crisi irreversibile e senza sbocchi concreti e realisticamente percorribili.
Come si evince, quindi, una distanza siderale e una differenza quasi antropologica rispetto allo squallore e alla decadenza etica, politica, culturale e programmatica della classe dirigente contemporanea. Altrochè l’ideologia “dell’uno vale uno”, l’esaltazione della casualità, della improvvisazione e della incompetenza ed inesperienza della cosiddetta classe dirigente….
Interviste come quelle a Guido Bodrato o a Rino Formica, tanto per fare solo un esempio, confermano che la politica può tornare ad avere un ruolo se cancella definitivamente ed irreversibilmente la parentesi populista, demagogica, anti politica, giustizialista e manettara che la caratterizza ormai da troppo tempo. Certo, il populismo continua a correre come un fiume carsico nei meandri della società italiana e può riaffiorare quanto meno te l’aspetti. Come hanno confermato, tra l’altro, le recenti elezioni francesi.
Ma il dovere di chi è cresciuto politicamente a “quella scuola” di formazione e di preparazione alla politica è oggi quello – dopo la sbornia e la successiva crisi della sub cultura populista di matrice grillina – di recuperare quelle “fondamenta” ideali che sono necessarie e fondamentali per riqualificare la politica, la credibilità delle istituzioni e l’autorevolezza della classe dirigente. Nonchè, in ultima analisi, per rafforzare la qualità della nostra democrazia.