Borrell (UE): no al terrorismo di Hamas, scongiuriamo però la crisi umanitaria.

Rilanciare il processo di pace con l'obiettivo dei due Stati. Lo ha detto ieri Joseph Borrell, Rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune dell'Ue, al termine del Consiglio Affari esteri.

Condannare il terrorismo di Hamas, ma allo stesso tempo affrontare la catastrofe umanitaria dell’assedio di Gaza da parte di Israele; esigere da Israele che rispetti il diritto internazionale umanitario; aumentare l’accesso degli aiuti umanitari attraverso Rafah, alla frontiera tra la Striscia di Gaza e l’Egitto, consentendo anche il passaggio di carburante per alimentare i generatori elettrici e i dissalatori per l’acqua potabile; restare in relazione e collaborare con i paesi arabi per scongiurare un allargamento del conflitto; rilanciare il processo politico di pace con l’obiettivo dei due Stati. Sono i punti essenziali indicati dall’Alto Rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune dell’Ue, Josep Borrell, durante la conferenza stampa al termine del Consiglio Affari esteri svoltosi ieri a Lussemburgo.

Borrell, che ha parlato per buona parte in spagnolo, ha iniziato con un omaggio all’enorme sofferenza del popolo ebraico nella storia, che si ripete oggi con gli attacchi terroristici di Hamas. “Credo – ha detto – che nessuno meglio del popolo ebraico possa sapere quanti danni un essere umano può arrecare a un altro essere umano. Nessuno più del popolo ebraico, che ha sofferto così tante persecuzioni nel corso dei secoli, per conoscere i danni che possono essere causati malignamente cercando di nuocere e far soffrire a un essere umano i peggiori trattamenti. La lunga storia del popolo ebraico, soprattutto in Europa, ci fa comprendere fino a che punto la sofferenza possa essere tanto orribile quanto quella causata da questo attacco di Hamas”.

“Ma allo stesso tempo – ha continuato – dobbiamo affrontare la catastrofe umanitaria che si sta sviluppando a Gaza, ed entrambe le cose devono essere fatte insieme: condannare gli attacchi terroristici ed evitare il più possibile la crisi umanitaria. E per questo è fondamentale che sia possibile per gli aiuti umanitari accedere a Gaza, e raggiungere le persone che ne hanno bisogno.

“Ci sono stati i primi convogli, ma – ha lamentato Borrell – molto ridotti; prima della guerra a Gaza arrivavano cento camion al giorno, ora ne arrivano venti, quando i bisogni sono molto maggiori. Questi primi convogli sono un segnale positivo, ma devono aumentare in velocità e quantità, e devono fornire medicine e cibo”.

“I ministri – ha aggiunto – sono stati d’accordo sul fatto che dovranno fornire anche il combustibile necessario per il funzionamento dei dissalatori e la produzione di elettricità.

Perché fondamentalmente – ha spiegato l’Alto Rappresentante – l’acqua a Gaza viene ottenuta da pozzi o dissalatori dell’acqua di mare. E come funzionano questi impianti? Funzionano con l’elettricità. E come viene prodotta l’elettricità? È generata con il carburante. Se non c’è il combustibile non c’è l’elettricità, se non c’è l’elettricità non c’è l’acqua. E se vogliamo l’accesso all’acqua per la popolazione di Gaza – ha sottolineato -, dobbiamo essere favorevoli anche alla fornitura del carburante necessario a tale scopo, attraverso i convogli di aiuti umanitari”.

“Ecco perché il sostegno all’Unrwa (l’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, ndr) è essenziale; e devo rammaricarmi – ha detto l’Alto Rappresentante – della morte di quasi 30 agenti dell’Unrwa nell’esercizio delle loro funzioni” durante questo assedio. “Il sostegno alla popolazione di Gaza è essenziale. E gli Stati membri, i ministri, hanno concordato che questo sostegno finanziario sia mantenuto e continuato, in linea con le risorse di bilancio che gli sono dedicate”.

“Abbiamo anche studiato le relazioni con altri attori internazionali. Bisogna evitare – ha avvertito Borrell – un’escalation regionale. È chiaro che la Russia sta cercando di trarre vantaggio da questa situazione attraverso massicce campagne di disinformazione”.

“Non dobbiamo perdere di vista l’obiettivo finale, che è la soluzione a due Stati. Ma se ne parla da trent’anni, e ogni volta sembra allontanarsi, al punto che il numero dei coloni nei territori della Cisgiordania si è triplicato nei trent’anni trascorsi dagli accordi di Oslo”, ha ricordato l’Alto Rappresentante.

Con i ministri dei Ventisette, ha continuato, “abbiamo discusso delle prospettive di pace nella regione e deciso che l’Europa deve impegnarsi a rilanciare un processo politico. Ne avevamo lanciato uno che ci ha portato a un importante incontro a New York durante l’Assemblea generale Onu di settembre, ma dopo quello che è successo gli obiettivi di questo progetto sono troppo brevi; dobbiamo rivitalizzare, rafforzare le nostre ambizioni, alzarne il livello. Dovremo approfondire le relazioni con i nostri colleghi dei Paesi arabi per vedere entro quale perimetro l’azione politica può fermare questo ciclo di violenza”.

Questa – ha ricordato ancora Borrell – è la quinta guerra che vedo a Gaza, e ho sentito dire molte volte ‘questa volta la finiremo a Hamas’. L’ho sentito troppe volte”.

“È importante, come ha affermato il presidente Biden, tenere conto anche della situazione del popolo palestinese a Gaza. Credo – ha osservato – che il discorso del presidente Biden alla nazione americana, alla vigilia del nostro vertice di Washington, contenesse elementi molto importanti riguardo alla moderazione che è necessaria nella risposta a un attacco brutale come quello subito da Israele”.

“Ebbene, poiché non c’è dubbio che il presidente Biden sia amico di Israele, permettetemi – ha concluso Borrell – di fare mie le parole che ha detto riguardo alla necessità di dimostrare la nostra volontà di salvare anche le vite dei palestinesi, e che Israele faccia la guerra secondo le regole della guerra”.

Fonte: Notiziario AskaNews