Il tema della Brexit è essenzialmente un tema politico. È una decisione sovrana del Regno Unito (UK) con la quale i suoi cittadini hanno scelto quali relazioni vogliono avere in futuro con l’Unione Europea (Ue). Una volta presa questa risoluzione, ai britannici resta da negoziare con la Ue e formalizzare le condizioni della loro uscita, cioè i suoi vari aspetti. L’accordo che l’UK contrarrà con la Ue merita grande rispetto.
Dobbiamo anche ricordare che nella Ue l’UK è sempre stato un socio eccentrico. Lo stesso Winston Churchill aveva detto, alla fine della Seconda guerra mondiale, che per assicurare la pace bisognava incamminarsi verso gli Stati Uniti d’Europa senza includervi l’UK. Così è avvenuto.
Ciò detto, diventano importanti altre due affermazioni:
- la politica britannica, una volta presa la decisione di abbandonare l’Ue con il referendum del giugno 2016, è entrata in un labirinto da cui sembra incapace di uscire. È rimasta intrappolata nella questione irlandese e nell’aritmetica parlamentare.
- L’aspetto economico è una componente assai rilevante della Brexit. Sia per i britannici sia per gli europei le conseguenze pratiche di questa decisione storica saranno rilevanti.
Dopo due anni di negoziati, il contenuto dell’accordo destinato a fissare le condizioni del periodo transitorio verso l’uscita definitiva dell’UK dall’Unione Europea è stato per tre volte respinto dal Parlamento britannico. La situazione è davvero molto confusa. Può accadere di tutto.
Due brevi considerazioni di sintesi. Primo: oggi, come ha scritto Robert Skidelsky, grande conoscitore di John Maynard Keynes, «i sostenitori del leave detestano la Ue più intensamente di quanto non la amino i sostenitori del remain». Secondo: quelli che vogliono restare pretendono che si torni a uno stato di appartenenza particolare e speciale, perché limitato e ristretto.
L’unica cosa che pareva unire quasi tutti era il desiderio di evitare un’uscita brusca, tuttavia il pericolo che vada a finire così c’è ed è concreto. Fin qui né Londra né Bruxelles sembrano aver trovato una strategia comune per affrontare un divorzio che è stato fissato per il 31 ottobre. Il tradizionale pragmatismo britannico saprà reagire in tempo?
La Brexit delineerà indubbiamente una nuova Ue, meno diversificata, ma anche meno coesa. Dopo un decennio di grandi tensioni economiche, sociali e politiche come conseguenza della crisi iniziata nel 2008, questa defezione lacererà l’attuale Ue. Si auspica che questo processo causi il minor danno possibile alla convivenza nell’UK e al progetto europeo, e risulti il meno gravoso possibile per i cittadini delle Isole e del Continente.