Brislin, nuovo cardinale voluto da Francesco, incarna il protagonismo del Sudafrica.

La nomina del terzo cardinale sudafricano della storia - Stephen Brislin - avviene in un periodo nel quale il Sudafrica, anche come Stato presidente di turno dei BRICS, sta assumendo un ruolo crescente a livello internazionale.

Tra i 21 nuovi cardinali annunciati da Papa Francesco domenica 9 luglio dopo l’Angelus, che saranno creati nel Concistoro del 30 settembre prossimo, figura anche Stephen Brislin, 67 anni, arcivescovo di Città del Capo in Sudafrica. Il presule, ordinato sacerdote nel 1983, è stato Vescovo della diocesi di Kroonstad (suffraganea di quella di Bloemfontein, una delle tre capitali, quella giudiziaria, del Sudafrica) dal 2007 al 2010, quando è stato nominato Arcivescovo di Città del Capo. Dal 2013 al 2019 è stato presidente della Conferenza episcopale cattolica dell’Africa meridionale, la SACBC, che comprende i vescovi cattolici di Botswana, Sudafrica ed Eswatini.

 

Stephen Brislin è il terzo cardinale proveniente dal Sudafrica, dopo il cardinale Owen McCann, deceduto nel 1994, e il cardinale Wilfrid Napier che ha 82 anni. In un’intervista all’ufficio comunicazioni sociali della SACBC Brislin ha affermato di voler seguire le orme degli altri due cardinali sudafricani “che hanno sempre reso un ottimo servizio non solo alla Chiesa dell’Africa australe, ma anche alla società stessa e per il bene del Paese”.

 

Il presidente del Sudafrica Cyril Ramaphosa ha sottolineato che la nomina a cardinale dell’arcivescovo di Città del Capo (la capitale legislativa del Sudafrica) “è motivo di orgoglio tra i sudafricani di ogni provenienza e dovrebbe ispirare tutti noi a esercitare le nostre convinzioni, nella nostra diversità, con profonda devozione”.

 

In effetti la nomina del terzo cardinale sudafricano avviene in un periodo nel quale il Sudafrica come Stato, come membro dell’Unione Africana e come membro e presidente di turno dei BRICS, sta assumendo un ruolo crescente a livello diplomatico. Il mese scorso il governo di Pretoria (la capitale amministrativa del Sudafrica, dove ha sede il governo) ha coordinato la prima missione di pace di Paesi africani in Europa per la ricerca di una soluzione diplomatica al conflitto ucraino, che si è svolta tra il primo e il secondo degli incontri, tra la parte ucraina e quella russa, dell’inviato di Papa Francesco, il cardinal Matteo Zuppi.

 

Il Sudafrica ospiterà a breve, dal 22 al 24 agosto prossimo, il XV vertice dei capi di stato e di governo dei BRICS proprio nella fase della prova di maturità del Coordinamento di questi 5 Paesi (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) che per le scelte che intendono completare, come una valuta comune basata sull’oro o come l’allargamento a una schiera di circa 40 Paesi che hanno espresso la volontà di aderirvi, dovranno dimostrare di essere all’altezza delle responsabilità globali che derivano dalla loro crescita.

 

Stephen Brislin è uomo di pace, a cui piacerebbe vedere una Chiesa che “lavora molto più duramente per la riconciliazione” a partire dal suo Paese, con le ferite ancora non rimarginate dell’apartheid. A livello internazionale, l’arcivescovo Brislin, come riporta il mensile cattolico sudafricano Southern Cross, ha partecipato regolarmente a un gruppo di vescovi cattolici chiamato Holy Land Coordination, che visita regolarmente Israele e Palestina per favorire il dialogo. Brislin, come papa Bergoglio, desidera una Chiesa capace di misericordia e luogo di guarigione dai tanti mali che affliggono la convivenza tra gli uomini, a tutti i livelli. 

 

Nelle situazioni difficili, segnate da profonde divisioni sociali, in cui ha operato, ha messo in mostra la sua indole di mediatore che lavora per costruire ponti di dialogo per abbattere vecchi e nuovi muri. Un profilo, quello del cardinale eletto Brislin, che sarà molto utile alla chiesa sudafricana, africana in genere e a quella universale di fronte alle profonde tensioni irrisolte che affliggono il mondo attuale. Difficoltà da affrontare con una saggezza, un’esperienza, una comprensione dei processi in corso che viene dall’altro capo del mondo anche per arricchire di un diverso, e forse per certi versi più ampio, punto di vista la Chiesa e l’opinione pubblica universale.