Sul suo profilo di X (Twitter), Calenda è andato giù duro: non esiste la possibilità di una ricomposizione del centro, con Renzi i margini per una tregua, funzionale a una ripresa di collaborazione, sono di fatto cancellati.
Ecco il post che motiva il rifiuto: “Rispondo a te [un follover] per rispondere a tutti e mettere un punto definitivo a tutto questo rumore. @ItaliaViva ha lanciato un progetto per un nuovo Centro con Cuffaro, Mastella e molti altri. Rispettabilissima scelta, che però non condividiamo. Quindi la questione non si pone proprio. Ci sono altre ragioni, subordinate ma altrettanto importanti: dal fallimento del Terzo polo, che renderebbe questa operazione non credibile agli occhi degli elettori; a differenze sostanziali nelle modalità di fare politica. Ma non c’è bisogno di rielencarle qui e rilanciare polemiche. Faccio i migliori auguri a Renzi e IV per “il Centro”.
Numerose le reazioni, non poche quelle negative. Scrive infatti @Jonathan Targetti: “Tutto vero. A maggior ragione, riponete l’ascia di guerra e sedetevi tutti attorno ad un tavolo. Divisi, l’Italia non eleggerà nessun europarlamentare in Renew [Europe]. Siamo ancora in tempo tutti a fare un passo indietro per farne quattro in avanti”. Sulla stessa scia Daniele Caronia: “Nessuno di questi pseudo-argomenti ribatte efficacemente su un punto: quella lista è già unitaria tra gli elettori, e voi dirigenti politici dividete ciò che è già unito”.
E poi ancora un(a?) follower che si nasconde sotto il nome di @Cancamilin: “In politica ci si dovrebbe dividere sulle idee, sui programmi politici, sulla visione della società…Qui abbiamo gruppi politici separati per motivi personali ed è triste”. Come pure @Francesco: “Non è necessario, Illustre Senatore di @Azione_it, condividere tutto in politica, anzi è un bene per la Democrazia non pensarla tutti alla stessa maniera…”.
Infine il commento di @Lorenzo Meucci: “Penso vi rendiate conto che il vostro elettorato potenziale non coglie troppo le differenze e non capisce perchè non si possa scegliere un leader e una linea senza che questo comporti liti e scissioni. Facciamo (anche copiando) un regolamento e la prima elezione e andiamo avanti”.
In effetti andrebbe seriamente esaminata questa palese e brutta dissociazione tra partiti e loro elettorato di riferimento. La voglia di unità, montante come un’onda di mare grosso, si spegne sugli scogli di una rappresentanza politica litigiosa. È un problema.