La realtà, anche nell’era delle influencer e della bulimia informativa che produce chiacchierificio, alla fine si basa sempre sulla sostanza delle cose. Che in politica significano voti, scelte, incarichi. Se dobbiamo quindi giudicare con questa lente i rapporti tra Azione e la premier Meloni, non possiamo esimerci dal riepilogare che nel breve volgere di alcune settimane la maggioranza ha consentito dapprima ad una autorevole esponente di quel partito (l’ex ministra di Conte e Draghi, on. Elena Bonetti) di assurgere alla presidenza della fondamentale Commissione Parlamentare di inchiesta sulla transizione demografica.
Di seguito, Azione si è astenuta in Parlamento sulla risoluzione della maggioranza per il mandato alla Presidente del Consiglio sul Consiglio Europeo, mentre tutte le altre opposizioni hanno votato contro. Successivamente, e contraddicendosi con le posizioni stentoreamente manifestate nel recente passato in occasione delle mozioni di sfiducia alla ministra Santanchè e al ministro Salvini (presentate anche dal suo partito), non ha votato la sfiducia al ministro Nordio sulla imbarazzante vicenda Al Masri, sfilandosi anche in questo caso da fronte delle opposizioni.
Oggi [ieri per chi legge, ndr] sono arrivati gli applausi a scena aperta alla Presidente del Consiglio, durante un congresso che rappresenta sempre il momento chiave dell’iniziativa politica di un partito.
Ognuno ha l’intelligenza e il raziocinio per giudicare da sè davanti a questa carrellata. Resta l’interrogativo se Calenda, iscrittosi giovanissimo alla Federazione Giovanile Comunista Italiana, non abbia appreso su quei banchi l’antica tattica trotzkista dell’entrismo. Oppure se tutto questo appartenga, invece, ad un copione tratto da Ionesco. In ogni caso, auguri.
[Il testo è stato pubblicato dall’autore su X]