Calenda e Renzi sono accecati, la loro condotta è irresponsabile.

Il centro potrebbe accogliere, malgrado i due litiganti, una cultura politica ancora viva e attuale. In effetti, serve organizzare più del pregiudizio ideologico una coerente e limpida azione di governo.

Io non so cosa li accechi, se l’ambizione, l’incompatibilità dei caratteri, qualche interesse più riservato, etc. Ma qualcosa c’è e sta producendo un danno irreparabile agli equilibri politici del nostro sistema. Mi riferisco ai due protagonisti del “centro”, Renzi e Calenda, ai quali in molti avevamo confidato. Si erano ritrovati insieme per motivi diversi, ma quella casualità ci era sembrata provvidenziale. Due personalità forti rilanciavano l’idea più ovvia per un Paese come l’Italia: quella di una politica capace di riflettere e articolarsi sulla complessità dei problemi economici e sociali lasciando perdere gli strascichi ideologici che ancora ci portiamo dietro.

Infatti proprio il sistema “bipolare” che ha contraddistinto la seconda Repubblica, diversamente da quanto i politologi avevano previsto, invece di attenuare la forza attrattiva delle ali, l’ha aumentata (ultimamente di più nella sinistra) mortificando le componenti intermedie dei due schieramenti. In altre parole si era (purtroppo si deve usare il verbo al passato) aperto un varco enorme per una iniziativa politica di centro; favorita per di più dalle prossime elezioni europee con il sistema proporzionale. Una occasione irripetibile che non si sa se e quando si potrà ripetere. Una occasione drammaticamente sprecata.

Trascurando per un momento i limiti intrinseci di forze politiche identificabili con una personalità, Azione e Italia Viva avevano raccolto un seguito che a differenza dei loro leader, le comprendeva entrambe, immaginandole per di più come un’unica forza finalmente autorevole e credibile. E in fondo pure la tardiva uscita di Fioroni con Tempi Nuovi poteva essere letta in questo modo. Tutto questo sta andando in frantumi, mentre per la sinistra e la destra si apre una prateria per disputarsi tra loro quel primato che un centro finalmente forte non gli avrebbe invece consentito.

Ne abbiamo visti tanti negli ultimi tre decenni e adesso siamo a commentare quest’ultimo decisivo errore. Con un senso di sconfitta e di desolazione. Per una generazione era l’ultimo treno da prendere prima della notte. Quel centro che oggi non c’è più, avrebbe potuto accogliere una cultura politica ancora viva e attuale in un momento nel quale più del pregiudizio ideologico serve, appunto, la capacità di organizzare una azione di governo capace di dipanare i nodi una complessità economica e sociale dietro la quale si intravedono le potenzialità di un Paese che proprio adesso, grazie all’opportunità del Pnrr – come ha detto Mattarella ai sindaci – potrebbe aspirare a un futuro prossimo più operoso e sicuro. Ma i litigi in atto impediscono la formazione di questa prospettiva. 

Peccato.