“Il Ddl della Santanchè non risolve nulla. È gravissimo che il Governo si ostini a non riconoscere alle amministrazioni comunali democraticamente elette il diritto di decidere in quali zone limitare le nuove aperture. È sotto gli occhi di tutti che i centri storici siano diventati sempre più dei villaggi vacanze senza regole e senza anima. Con i residenti costretti a trasferirsi altrove e i visitatori italiani e stranieri che non hanno certezze sulla qualità e sulla regolarità delle strutture ricettive”.
Così si è espresso a caldo Alessandro Onorato, Assessore di Roma Capitale a Grandi eventi, Sport, Turismo e Moda. Noto per aver fronteggiato quasi bullescamente la dura reprimenda dalla sovrintendente Alfonsina Russo a seguito del concerto in piena estate di Trevis Scott al Circo Massimo, per il quale non sarebbero state rispettate le prescrizioni in materia di decibel e comportamento del pubblico, stavolta l’assessore “civico” ha deciso di fare la faccia feroce contro la ministra del Turismo.
“Il limite minimo delle due notti – secondo Onorato – non cambia nulla per Roma dove la permanenza media è di 2,4 notti. Manca inoltre il collegamento con gli esiti dell’istruttoria delle CIA e delle SCIA effettuata dai Comuni, che sono ad oggi gli unici enti pubblici che rilasciano le autorizzazioni e fanno i controlli. Il codice unico nazionale Cin che il Governo Meloni vuole istituire è inadeguato e rischia di innescare un corto circuito con i comuni. Non è chiaro infatti con quali criteri il Ministero provvederà all’assegnazione, vista soprattutto l’assenza di un confronto diretto con le amministrazioni comunali”.
La polemica potrebbe avere risvolti interessanti qualora riuscisse ad innescare un confronto più serrato sulla salvaguardia della cosiddettà città storica, per evitarne la trasformazione in un caotico albergo diffuso. Il Campidoglio deve fare la sua parte, dando il profilo adeguato a una politica che invece è apparsa finora timida e contraddittoria, senza l’ausilio di una strategia urbanistica coerente.