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martedì, Febbraio 11, 2025
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Carbonara senza guanciale: il ‘piatto’ della Von der Leyen non convince.

Trump incombe, l’Unione europea deve reagire. L’unica soluzione in vista di possibili dazi statunitensi è ampliare gli accordi commerciali e la platea di partner. In ogni caso, come dice Draghi, servono investimenti.

Settimana vivace ovunque tranne che a Bruxelles: Von der Leyen e Commissari vari a Davos e la Plenaria del Parlamento europeo in corso a Strasburgo. Ma gli occhi del mondo erano puntati su Washington per la cerimonia di inaugurazione della seconda Presidenza Trump. Partiamo da qui, non tanto per parlare dell’incredibile concentrazione di miliardari sul palco (da Arnault a Zuckerberg, da Bezos a Musk, vera musa trumpiana): c’è chi si è divertito e ha contato 1,5 miliardi di dollari per metro quadro nel palco dietro Donald. Ma in realtà interessa di più capire quali passi sta prendendo l’Unione europea in questi giorni per reagire alla novità rappresentata da Trump. Premessa doverosa, perchè i numeri non mentono mai: il volume degli scambi tra Ue e Usa è pari a 1,5 trilioni di euro, il 30% del commercio globale. Qualsiasi guerra condotta tramite dazi sarà sanguinosa. Forse anche in virtù di questo, per una volta, anche Ursula, intervenendo in Svizzera si è resa conto che “per sostenere la crescita nel prossimo quarto di secolo, l’Europa deve cambiare marcia”. 

Tutti a Bruxelles hanno ben chiaro che il mondo cooperativo immaginato 25 anni fa è sepolto dalla realtà: tra i primi atti firmati da Trump c’è l’uscita dagli Accordi di Parigi sul clima e dall’Organizzazione mondiale della sanità.

Come finalmente afferma von der Leyen “siamo entrati in una nuova era di dura competizione geostrategica, dall’intelligenza artificiale alle tecnologie pulite, dall’Artico al Mar Cinese Meridionale: la gara è aperta”.

Bene, ottimo e abbondante. Come anche il nuovo approccio verso la Cina, per trovare “soluzioni nel reciproco interesse, anche per espandere i nostri legami commerciali e di investimento”. Una novità clamorosa rispetto agli ultimi anni quando Pechino veniva considerato come rivale strategico. In effetti, l’unica soluzione in vista di possibili dazi statunitensi è ampliare gli accordi commerciali e la platea di partner, a partire da India, Africa e America del Sud.

Molto meno bene le dichiarate contromisure. Per citare di nuovo la Presidente della Commissione: “Ho chiesto a Draghi una relazione sulla competitività europea. Su questa base, la prossima settimana la Commissione presenterà la nostra tabella di marcia”. Ma Draghi ha scritto a chiare lettere che per realizzare la sua agenda servono 800 miliardi di euro di investimenti all’anno in più rispetto a oggi, mentre von der Leyen esclude nuove emissioni di debito comune una volta terminate le aste per finanziare il Recovery/Next Generation.

Per capirci: non stiamo parlando di fare le nozze coi fichi secchi. Stiamo dicendo che la soluzione è preparare una carbonara senza guanciale, senza pepe e senza pecorino, con la pasta comprata in un discount e per giunta scotta. Alla vigilia delle elezioni tedesche e nel contesto geopolitico odierno, il dubbio rimane: possiamo commissionare tanti report quanti ce ne vengano in mente, ma se non si finanziano le indicazioni ricevute, il tutto resta lettera morta. È come andare dal medico a farsi fare un approfondito check up e poi non mettere in pratica le indicazioni ricevute. Come soprendersi se poi i problemi non si risolvono?