Cassazione, saluto fascista ed una Estrella morente

L’Alta Corte ha sentenziato l’assoluta irrilevanza dei gruppuscoli fascisti che ancora resistono ad un mondo che li ha da tempo sorpassati. Che si sbraccino o meno sono insignificanti e ininfluenti.

Nessuna meglio di lei, la cantante Estrella Morente, ha saputo cantare un pezzo che l’ha resa celebre e che ha per titolo “Nostalgias”. Nel testo si legge del dolore e “dell’angoscia di sentirsi abbandonati”. “Voglio farmi ubriacare il cuore per dopo essere in grado di offrire per i fallimenti dell’amore”…o della storia, potremmo aggiungere noi. 

La voce di “Stella morente” fotografa bene un sentimento che opprime e commuove l’uomo forse da quando ha razionalizzato la capacità di memoria.

Sembra di aver compreso che la sentenza della Cassazione ha detto che il saluto fascista, lì dove non prefigura un contesto di pericolo, è sostanzialmente ammissibile. 

Non si tratterebbe insomma di apologia ma di commemorazione o di celebrazione. La rilevanza del fatto si avrebbe se ci fosse la volontà nella specifica occasione di ricostituire il partito fascista. 

Ora sarebbe difficile nella circostanza intervistare ciascuno dei partecipanti ad un’adunata commemorativa per chiedere se sia o meno desideroso di rimettere in piedi la gloria del fascio di un tempo. Sbagliando, si ha l’impressione che almeno di primo istinto la risposta sarebbe per la maggior parte affermativa.

È una sentenza di compromesso che non aiuta la stessa magistratura che sarà chiamata caso per caso ad accertare le intenzioni e gli umori di ogni iniziativa condita dal saluto romano. Una faticaccia inumana a cui apprestarsi per il futuro.

Commemorare è un richiamo alla memoria, è celebrare, un affollarsi in occasione di un festeggiamento, solennizzandolo con ogni forma di onore. Già questo suscita almeno una perplessità. Si potrebbe su questa strada rendere omaggio anche ad episodi aberranti anche in mancanza di volontà di produrne altri di stessa fattura.

È possibile che la Cassazione si sia affidata al conforto piuttosto dell’idea di un retaggio storico destinato a perdere colpi nel corso degli anni.

“Ultimi fuochi”, “Le urla del silenzio”, “Ultime grida dalla savana” e chissà ancora quanti titoli di film richiamano per libera associazione la situazione di cui la legge si è dovuta occupare. Facciamo bollire nel loro brodo primordiale gli ultimi aneliti ad un passato mai più proponibile e il fuoco lentamente si spegnerà. 

Si tratta di frange irrilevanti che si infrangeranno contro la realtà di una storia che li ha superati di molte lunghezze e che va avanti a meno che, in mancanza d’altro, la nostalgia non faccia qualche improvviso scherzo agitando la sua coda con imprevisti fendenti. 

Sta alla politica e non alla magistratura riempire costantemente il campo di contenuti positivi che non lascino spazio ai propositivi interpreti del braccio teso, che tende verso altri fasti e che non è disteso e conciliante verso la storia che ora vivono quotidianamente. Vivono il presente come un diritto leso e avvertono il peso di una realtà in cui oggi non si riconoscono. 

In qualche modo la pronuncia della Cassazione è stata anche di una terribile sottesa ferocia. Ha sentenziato l’assoluta irrilevanza dei gruppuscoli fascisti che ancora resistono ad un mondo che li ha da tempo sorpassati. Che si sbraccino o meno sono insignificanti e ininfluenti. Schiamazzino un po’ in uno di quei raduni che a loro tanto piacciono, a noi paese ci è indifferente per il nulla che contano. 

Del resto ricordano quella “gag” di Carlo Verdone quando imitando il vecchio stile retorico di un discorso rivolto alla piazza per bocca del politico di turno usava come fatale refrain “una opinione pubblica italiana sempre tesa al miglioramento, sempre tesa al progresso civile e culturale… una speranza sempre tesa alla certezza, sempre tesa…”.

Il saluto fascista è ormai una “Estrella morente”, un residuato bellico ormai inoffensivo: ne vediamo ancora un triste bagliore perché ci arriva da un segnale che aveva vivezza appena meno di un secolo fa. Sarà così?