Cattolici senza partito, ancora presto per gettarsi nella mischia.

A pochi mesi dalle europee è arduo puntare alla costruzione di un nuovo centro della politica italiana, per il quale ci si dovrà invece impegnare in vista delle future elezioni politiche.

Mancano meno di quattro mesi alle elezioni europee e dalla nostra area ancora nulla di concreto. In un’intervista pubblicata su Avvenire dell’11 febbraio, Pagnoncelli evidenzia come i cattolici al voto si presentino “un po’ egoisti e senza nostalgia di un partito”.

Non è, dunque, la nostalgia il sentimento su cui poter far leva, considerando che se la nostalgia può essere ancora presente nelle generazioni più anziane, essa è del tutto assente nelle nuove generazioni che della Dc non hanno alcuna idea, se non quelle deformate da una pubblicistica che ha sostenuto la damnatio memoriae del partito per tutto il tempo della diaspora suicida, e anche oltre.

È essenziale ripartire dai fondamentali, come da diverso tempo è impegnato l’amico prof. Antonino Giannone, con i suoi corsi di etica politica rivolti ai giovani imperniati sui sei pilastri della cultura per ricostruire la polis e ridare un amalgama al popolo italiano. Sono quelli dell’Umanesimo integrale, della Dottrina sociale cristiana, del Popolarismo e Personalismo, dell’Ecologia integrale ed etica ecologica, della Costituzione della Repubblica italiana e della Carta dei Diritti Umani (CEDU).

Iniziativa altrettanto meritoria quella programmata da “Il Popolo” (www.ilpopolo.cloud) di corsi di formazione politica per i giovani. Sono attività prepolitiche indispensabili per far emergere una nuova classe dirigente di giovani dotati di passione civile, ispirati dai valori fondanti della nostra migliore tradizione storico politica sturziana e degasperiana. Va da sé, però, che sono progetti a media e lunga scadenza non traducibili nei tempi brevi che la politica reclama, specie nella condizione attuale e rispetto ai quali sono molti i tentativi avviati, inevitabilmente portati avanti da protagonisti di stagioni politiche passate e, in quanto tali, difficilmente appetibili, non solo alle nuove generazioni, ma frammentati tra i diversi supporters delle antiche esperienze.

In questi giorni si è sentita la voce di Maria Elena Boschi che, con Italia Viva del suo collega Renzi, punta a dar vita alle elezioni europee a una lista unica anti-sovranista con Emma Bonino di +Europa, in alternativa al veto di Calenda, il cui comportamento è stigmatizzato: “Lotta nel fango”, dice l’ex ministra..

Anche nel fronte dei sedicenti liberal-democratici, dunque, permangono divisioni, accentuate dal protagonismo dell’”azionista de noantri romano”, pronto a saltare da un fronte all’altro con la presunzione velleitaria di catalizzare da solo l’alternativa.

A sinistra, servirà più coraggio dagli ex Popolari del Pd, i quali dovrebbero uscire dalla condizione di comoda convivenza e insieme di costante frustrazione vissuta nel “partito radicale vasto” della Schlein, favorendo il progetto avviato da Giuseppe Fioroni, così come più ampia disponibilità dovrebbe esserci dagli amici del Centro Democratico di Tabacci, rafforzando quanto positivamente stanno svolgendo Tempi Nuovi e gli amici di Base Popolare.

Anche dalla Dc e dagli altri amici che, come il sottoscritto, si riconoscono nei valori del PPE, dovrebbe essere favorito lo sforzo unitario avviato da Iniziativa Popolare per la ricomposizione politica dell’area cattolica (democratica, liberale e cristiano sociale). Mi riferisco agli amici di Insieme e di Piattaforma Popolare 2024, avendo tutti come obiettivo le elezioni politiche nazionali.

Credo, infatti, che a pochi mesi dalle elezioni europee non ci sia più il tempo per la costruzione del centro nuovo della politica italiana, per il quale ci si dovrà impegnare per la prossima scadenza delle politiche nazionali. Si tratterà di partire con quanti sono interessati a dar vita all’alternativa politica alla destra nazionalista e sovranista oggi dominata da Fratelli d’Italia, consapevoli che servirà un’alleanza ampia e plurale delle componenti di cultura popolare, democratico cristiana, liberale, repubblicana e socialista. Un’alleanza da far partire dalla base, ricostruendo questa unità di intenti sin dalle prossime elezioni comunali, provinciali e regionali. Alle europee si andrà inevitabilmente divisi, tra quanti resteranno collegati al Pse, altri a Renew Europe e al Ppe.

Nel frattempo servirà sperimentare alla base, con grande impegno, positivi processi di ricomposizione fra tutte le diverse presenze popolari, indispensabili anche per far emergere la nuova classe dirigente dei liberi e forti.