Centro, ora parte la sfida ma senza gli errori del passato.

Al di là delle contraddizioni che segnano il cammino del Centro, è indubbio che Verderami che questo campo sarà ancora una volta decisivo ai fini della vittoria elettorale alle prossime elezioni politiche.

In attesa del voto europeo ricomincia il valzer sulla futura presenza politica del Centro. Una suggestiva, nonchè interessante, analisi di Francesco Verderami sul Corriere della Sera evidenzia i futuri e potenziali protagonisti di questo campo politico. Che sono sostanzialmente tre: Forza Italia con la svolta centrista e riformista inaugurata dopo Berlusconi; gli ex radicali con Renzi nel progetto, un po’ enigmatico e sempre più misterioso, degli ‘Stati Uniti d’Europa’ e il partito di Calenda. Tre realtà che, però, al loro interno contengono limiti e forti contraddizioni. Per fare un solo esempio, è abbastanza surreale parlare di una “nuova Margherita’ partendo dal partito personale di Renzi allargato ad una realtà, come quella degli ex radicali della Bonino, che sono semplicemente esterni ed estranei al progetto che ha ispirato e caratterizzato il partito di Rutelli e di Marini. Come, del resto, anche il partito personale di Azione dovrà invertire radicalmente la rotta se vuole intraprendere un percorso di ricostruzione di un centro democratico, riformista e plurale.

Ma, al di là delle contraddizioni che segnano il cammino, ancora tortuoso e problematico, del Centro, è indubbio che Verderami ha ragione quando sostiene che questo campo sarà ancora una volta decisivo ai fini della vittoria elettorale alle prossime elezioni politiche che saranno dominate dal sistema maggioritario. Ma la credibilità e lo stesso consenso elettorale di questo progetto centrista, e riformista, saranno il frutto e la conseguenza delle scelte concrete che verranno intraprese. È indubbio, al riguardo, che lo spettacolo offerto sino ad oggi dai due partiti personali di Renzi e di Calenda non sono il viatico migliore per rafforzare e qualificare questo campo politico. Un progetto che non passa attraverso i litigi permanenti, le scomuniche personali e le delegittimazioni delle rispettive proposte politiche. Una modalità, questa, che non può che

contribuire a far fallire lo stesso progetto. Come è puntualmente capitato dopo le ultime elezioni politiche. Perché saranno proprio le proposte, e il metodo con cui saranno avanzate nella cittadella politica italiana, a dirci quale sarà la ricetta migliore per qualificare il Centro e una ‘politica di centro’ nel nostro paese. Un Centro che non potrà che essere profondamente plurale nella sua articolazione interna ma squisitamente politico nella sua caratterizzazione. E cioè, l’esatta alternativa rispetto ad una semplice equidistanza o, peggio ancora, ad una mera e passiva rendita di posizione.

Con una postilla finale. Che piaccia o meno alle varie sigle e ai vari protagonisti di oggi. Questo Centro, che sarà decisivo per le prossime elezioni politiche come giustamente dice Verderami, dovrà avere l’apporto determinante della cultura, del pensiero e della presenza del cattolicesimo popolare e sociale. Senza questa cultura politica ci dovremo limitare a registrare la presenza di un Centro monco o, peggio ancora, ad una semplice riproposizione di un cartello elettorale o dell’ennesimo partitino personale come abbiamo puntualmente potuto registrare in questi ultimi tempi.