Centro, prendiamo sul serio l’appello all’unità rilanciato da Giuseppe Fioroni.

La lista di centro deve essere espressione di un progetto politico duraturo e non lo strumento per occupare qualche seggio al Parlamento Europeo. Quindi, non un banale ed incolore cartello elettorale.

Beppe Fioroni, coordinatore nazionale di Tempi Nuovi-Popolari uniti, concludendo i lavori del direttivo a Roma nei giorni scorsi, ha giustamente sottolineato che l’area cattolico popolare e sociale appoggerà una lista di Centro alle prossime elezioni europee solo se si tratta di un progetto politico fortemente unitario e capace, al contempo, di mettere realmente in discussione quel ‘bipolarismo selvaggio’ che era e resta il vero vulnus per ridare qualità alla nostra democrazia, respiro alla cultura riformista e credibilità alle stesse istituzioni. 

Un progetto, quindi, che non può essere sacrificato sull’altare di nessuna bega personale o di posizioni che sono riconducibili ai rancori e alle vendette trasversali. Atteggiamenti, questi, che denotano solo una dimensione adolescenziale della politica e che rispondono a comportamenti squisitamente impolitici se non addirittura anti politici.

E un progetto centrista, autenticamente riformista e profondamente democratico, non potrà che essere culturalmente plurale. E questo non solo per richiamare, ancora una volta, la centralità del pensiero e della cultura cattolico popolare e sociale per ricostruire un luogo politico centrista, dinamico e innovativo. Ma per la semplice ragione che il Centro politico storicamente nel nostro paese è stato un presidio plurale. E oggi, e a maggior ragione, di fronte ad una sinistra radicale, massimalista e libertaria, ad un populismo ancora in sella e a settori della destra marcatamente sovranisti ed anti europeisti, quasi si impone la ricostruzione di un Centro e, soprattutto, di una ‘politica di centro’. Ma, per essere chiari sino in fondo, deve essere un Centro credibile ed affidabile. Nello specifico, deve essere espressione e manifesto di un progetto politico duraturo e non lo strumento per occupare qualche seggio al Parlamento Europeo. Detto in altri termini, l’esatto opposto di un banale ed incolore cartello elettorale.

Ed è per queste semplici ma essenziali motivazioni che l’area cattolico popolare e sociale si impegna per ricostruire un Centro politico, culturale e programmatico facendolo coincidere con il rinnovo del Parlamento Europeo e con una elezione che segna anche il potenziale ritorno di una Europa come è stata pensata, disegnata e progettata dai suoi fondatori ancorati all’ideale democratico e cristiano.

E l’unica risposta concreta può arrivare proprio da questa nuova e rinnovata progettualità politica.

Dove l’area cattolico popolare, accanto ad altre sensibilità culturali ed ideali, può ancora una volta giocare un ruolo politico decisivo e determinante. Con l’unica, se non esclusiva condizione, che si tratti realmente di un progetto politico di meglio/lunga durata e non legato alla sola contingenza politica. Perchè se la nostra cultura, i nostri valori e il nostro pensiero continuano ad avere una straordinaria attualità e modernità non è solo per la freschezza della loro origine ma anche, e soprattutto, per la coerenza e la serietà con cui sono stati declinati, vissuti e concretamente praticati nelle diverse fasi storiche del nostro paese.