Caro Direttore, ho letto come sempre con interesse la riflessione di Ettore Bonalberti in replica alle conclusioni di Fioroni al comitato direttivo di Tempi Nuovi. Lo spirito di “correzione fraterna” a cui ci ha conformati la nostra pluridecennale appartenenza all’Azione cattolica mi porta però a dire che la lettura di Bonalberti è un po’ datata e anche poco approfondita, se posso permettermi.
Il Pde non è il “partito di Macron”, anche se sono tra quelli che hanno sempre auspicato che l’alleanza in Francia tra il Modem (Movimento Democratico) di François Bayrou, presidente del Pde ed erede della tradizione democratico-cristiana francese, e Renaissance, il movimento di Macron, si potesse trasferire anche in Europa e al Parlamento Europeo nella comune appartenenza al Pde; e questo perché liquidare Macron come espressione del potere economico e finanziario europeo è non solo riduttivo, ma anche assai ingeneroso.
Il Pde nasce dai democristiani innanzi tutto, ovvero dal Gruppo Schuman; da Guido Bodrato, Luigi Cocilovo, Franco Marini, Ciriaco De Mita, Romano Prodi, quando l’ingresso di Forza Italia e di altre forze conservatrici (il Partido Popular spagnolo, ad es.) hanno snaturato il Ppe facendolo diventare in Europa il perno del polo conservatore e sempre meno democratico cristiano.
La nascita della Margherita e la felice intuizione di Rutelli di trasferire in Europa, nel Pde, il modello del partito plurale nel quale i cattolici democratici avevano ancora un ruolo da protagonisti, ha portato all’alleanza con i laico-liberali nel gruppo parlamentare dell’Alde prima e di Renew Europe poi. Alleanza con i liberali, ma non fusione, in un gruppo in cui cui il Pde ha gelosamente difeso la sua autonomia e la sua centrale vocazione liberale, sociale e riformatrice.
D’altra parte basterebbe leggere il manifesto politico del Pde per ritrovare in esso l’essenza di una cultura politica di ispirazione cristiana a noi cara. Aggiungo che il nostro ruolo e quello più in generale di Renew Europe ha consentito di evitare che il Ppe scivolasse ulteriormente a destra; non è un caso che FI continui a dire che il suo obiettivo per le prossime elezioni europee non è la riedizione della maggioranza Pse-Ppe-RE (Pde, Renaissance e Alde party) ma una maggioranza di centro destra, senza i socialdemocratici, con Renew Europe e con i conservatori della Meloni (e magari pure di Le Pen, Salvini, Orbán e Afd) cosa che non ci vede, come Pde, assolutamente d’accordo e disponibili perché occorre la massima unità delle forze europeiste e democratiche. Questo è quanto ci tenevo a precisare, plaudendo sia all’adesione di Tempi Nuovi al Pde, sia alle indicazioni programmatiche di Fioroni.
Gianluca Susta
Già Vice Presidente del Partito Democratico Europeo (Pde)