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mercoledì, Febbraio 12, 2025
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Centro sinistra? Ormai è solo sinistra. S’impone l’autonomia del Centro.

Si tratta di rafforzare un luogo politico che rappresenti autenticamente il Centro politico che poi si allei con altri partiti e altre culture politiche in grado di dare un governo stabile e coerente al nostro Paese.

Il sistema bipolare è il frutto concreto della democrazia dell’alternanza. Un modello che esiste sia con il sistema elettorale proporzionale e sia con quello maggioritario. Del resto, come amava dire Guido Bodrato, anche nella prima repubblica c’era la democrazia dell’alternanza e il bipolarismo.

Eccome se esisteva. C’era un sistema di alleanze imperniato sul ruolo guida della Democrazia Cristiana a cui si contrapponeva il pianeta delle sinistre egemonizzato dal Partito comunista italiano. E gli elettori, liberamente e al di là di qualsiasi ‘conventio ad excludendum’, decidevano liberamente da chi farsi governare. Dopodiché, con l’avvento del sistema maggioritario coinciso con l’esperienza della seconda repubblica, anche il modello elettorale spingeva in modo più secco ed inequivocabile verso il bipolarismo politico.

Detto questo, si tratta adesso di capire come sono cambiate nel tempo le coalizioni e, di conseguenza, il profilo politico, culturale e programmatico delle alleanze. Sotto questo versante, e per fermarsi al tradizionale centro sinistra, non possiamo non avanzare alcune riflessioni. Anche perchè, storicamente, il centro sinistra è sempre stato un’alleanza politica e programmatica tra il Centro e la Sinistra. Così è stato dal 1996 in poi. Si trattava, cioè, di una coalizione che univa le forze politiche e le culture centriste, riformiste e moderate con i partiti e i movimenti riconducibili alla sinistra politica e culturale del nostro Paese, di provenienza in particolare ex e post comunista.

Ora, è indubbio che il profilo politico di questa coalizione è profondamente cambiato. E del tutto legittimamente, come ovvio. E il nodo di fondo, molto semplicemente, è che si è passati da una coalizione di centro sinistra ad una coalizione di sinistra. Nulla di più e nulla di meno. E, non a caso, l’unità tra la sinistra radicale, massimalista e libertaria della Schlein, la sinistra fondamentalista ed estremista del trio Fratoianni/Bonelli/Salis e la sinistra populista e demagogica dei 5 Stelle di Conte, non contempla affatto la presenza di altri settori politici. Fuorché qualcuno pensi, simpaticamente e goliardicamente, che il piccolo partito personale di Renzi, dopo l’ultima piroetta politica del suo capo, rappresenti il Centro di quella coalizione. Anche perchè, com’è altrettanto evidente, l’azionista di maggioranza – se non addirittura esclusivo – di quest’alleanza è la sinistra in tutte le sue multiformi espressioni. E qualsiasi altro apporto non può che essere paragonato al contributo che i tradizionali “partiti contadini” davano alla coalizione a conferma della sua natura plurale. Un semplice orpello del tutto ininfluente e politicamente insignificante.

Anche perché, è inutile ribadirlo, l’unità politica delle tre sinistre segna e suggella anche una forte e profonda convergenza di natura culturale ed ideale. Lo potremmo definire un blocco sociale, politico e soprattutto culturale che spiega e giustifica un perfetto bipolarismo funzionale ad una vera e propria democrazia dell’alternanza.

Ed è per queste ragioni, persino troppo semplici da spiegare, che le forze, i movimenti e le culture centriste, riformiste, moderate e democratiche non possono che guardare altrove. Semmai, e questa rappresenta la vera sfida e scommessa politica dei prossimi mesi, si tratta di rafforzare un luogo politico che rappresenti autenticamente il Centro politico che poi, altrettanto naturalmente, si allei con altri partiti e altre culture politiche in grado di dare un governo stabile e coerente al nostro Paese. E questo è, oggi, il compito prioritario dei cattolici popolari e dei cattolici sociali che non si rassegnano a giocare un ruolo puramente ornamentale e del tutto periferico nella politica