Chiamata ultima per il Centro alle elezioni europee del prossimo anno

Alle europee, se vuole creare le condizioni per darsi un futuro, il Centro dovrà presentarsi unito, con una sola lista e un programma coerente con la propria vocazione europeista.

Qualche giorno fa Massimo Gramellini lo ha scritto alla sua maniera esilarante ma il problema che ha posto è reale: quegli elettori, pochi o tanti che siano, che non si riconoscono né nelle posizioni di Giorgia Meloni né in quelle di Elly Schlein quale alternativa hanno, dopo la lite esplosa fra i due galli nel pollaio dell’ipotetico Terzo Polo? Per pura coincidenza lo stesso giorno su questo giornale è apparso un onesto pezzo di Ettore Bonalberti nel quale finalmente si riconosce che il “guazzabuglio di sigle” post-democristiane sorte in questi anni, tutte all’insegna di un comprensibile e nobile richiamo al valore del cattolicesimo politico ma anche dell’autoreferenzialità, non hanno prodotto alcun risultato se non – aggiungo io – di aggiungere confusione e sconforto nella testa di quei pochi o molti italiani che sono rimasti delusi dal bipolarismo bislacco che si è andato affermando nel nostro Paese. 

 

Elettori, o ex elettori, vista la crescente disaffezione nei confronti delle urne, che magari erano stati sedotti da Berlusconi, da un lato, ma che ora non apprezzano la svolta decisamente destrorsa dell’ex centrodestra o che, dall’altro, avevano dato fiducia al Pd ma che ora decisamente non condividono la sua svolta radicaleggiante e massimalista impostole dalla nuova segreteria.

Quindi il problema posto da Gramellini effettivamente c’è. Ora, io voglio qui limitarmi a porre la questione. A sottolinearla. Dal punto di vista del cittadino semplice, quello che segue solo parzialmente le vicende politiche, o per nulla, saltando piè pari sui giornali – quando ancora li legge – o sui siti on line le notizie sui partiti, i retroscena e quant’altro. Segue i telegiornali e un po’ di talk show, quanto basta. Vive però la vita di qualsiasi altro italiano con i suoi problemi e anche le sue amenità, gioie, dolori, difficoltà, momenti di felicità. Gente normale, ordinary people come dicono gli americani.

 

Non proseguo. Ci siamo capiti. Questo popolo, come con vocabolo nobile lo si sarebbe chiamato una volta, oggi come oggi ha di fatto – elettoralmente – solo tre opzioni: o votare la leadership dell’attuale Presidente del Consiglio e quindi andare nella direzione di un consistente partito conservatore (questo, almeno, pare essere l’obiettivo finale di Giorgia Meloni); o sostenere la spinta a sinistra del nuovo Pd, con le venature radicali note, assai ostili nei confronti dei cattolici; o non votare affatto, una scelta che sta crescendo nel sentiment diffuso dei nostri concittadini. Rimangono per il resto opzioni minori e ininfluenti, oppure quella degli ex grillini ora istituzionalizzati da Conte in una formazione di pseudo-sinistra, in realtà assai confusa e solo vagamente assimilabile al progetto antipartitico e antipolitico delle origini.

 

Si dice che uno spazio “al centro” esiste, a maggior ragione dopo l’esito dell’ultimo congresso del Pd. Uno spazio che il Partito democratico originario, quello della “vocazione maggioritaria”, aveva in parte conquistato ma che oggi ha perduto, pare con grande piacere, visto che gli esponenti della sua attuale maggioranza si vantano con orgoglio di essere “di sinistra” e cercano di allontanare in tutti i modi da sé il ricordo della lunga presenza del partito nei governi dell’ultima decade con il loro carico di responsabilità istituzionale seguita alla chiamata in condizioni di emergenza da parte di due Presidenti della Repubblica. 

 

Lo spazio esiste e c’è una occasione – una sola ormai – per dimostrarlo: le prossime elezioni europee. Importantissime per il futuro dell’Unione, ma anche per il futuro del sistema politico nazionale. Sistema proporzionale, nessuna necessità di alleanze. Voto d’appartenenza, dunque. Non dico altro. Anche un bambino capisce che il Centro, se vuole creare le condizioni per darsi un futuro, dovrà presentarsi unito, con una sola lista, senza personalismi e con un programma coerente con la propria vocazione europeista, con quel che ne consegue. Ultima chiamata.