Cleopatra Meloni e la navigazione

Come procede la regina? Per il bene suo e di noi tutti che stiamo a terra, non solo a guardare ma anche a patire o gioire per le scelte sue, un pensiero in più per la ciurma ci starebbe bene, quanto meno per riassortirla.

Di certo non ci saremmo aspettati che la nostra regina Cleopatra Meloni, da noi lasciata tante miglia fa all’inizio del viaggio di primavera, si appropriasse così presto dei temini marinari. La sua nave va e allora incoraggia se stessa e l’equipaggio a proseguire la navigazione. L’occasione è la scesa al porto della Lombarda Milano, nel regno degli imprenditori che contano nell’impero, e chiare sono le parole da capitano di  Cleopatra Meloni: “Siamo sempre la nave più bella del mondo. Saremo sempre la nave più bella del mondo. Il nostro scafo può avere qualche danno ma è sicuro. Non dobbiamo temere alcun tipo di onda indipendentemente da quanto alta possa essere, perché siamo l’Italia”.

Ricaviamo una serie di informazioni. La barca si chiama come l’impero affidatogli dal potente Cesare e il battesimo deve essere avvenuto in mare, perché alla partenza lo scafo aveva un nome generico: governo del paese. La barca è bella; e questo dato non può che confortare tutti perché una barca brutta non piace a nessuno e nessun capitano di mare si metterebbe al timone di una brutta barca; ma qui è solo una affermazione generica, cattura consenso/audience. Lo scafo ha dei danni ma sono stati riparati. Che avesse avuto dei danni ne erano certi, visto che le procelle insidiose si erano fatte avanti in mare aperto e che l’equipaggio non è dei più esperti di navigazione in alto mare (ma questo lo avevamo già detto, però nessuno è ancora sceso dall’imbarco). Di certo sono stati imbarcati bravi carpentieri perché riparare lo scafo in navigazione è una bella impresa, oltre che faticosissima. 

Ma il capitano Cleopatra Meloni ha preferito così piuttosto che attraccare in un porto amico o quanto meno sicuro, governato dai suoi. La navigazione è sicura anche con le onde alte. E qui un po’ di sconsideratezza e tracotanza la vediamo proprio. Perché le onde alte sono di loro stessa natura traditrici (le vedi alte solo all’ultimo) e non capisci mai quanta acqua alzano e siccome la cosa è incerta, visto il moto ondoso, metti la prua dritta e inizi a pregare. Ti può andare bene o male, e la sorte o il mare, se si preferisce, decidono se affondarti o meno. La virtù necessaria nella navigazione è l’umiltà, senza di essa, con la superbia e la tracotanza, non si va molto lontani e il rischio naufragio è alto. Ora senza dover fare le Cassandre della nostra regina Cleopatra Meloni, tifando per lei come ardita navigatrice per di più femmina, c’è da sperare che qualche armatore metta in acqua una nave con equipaggio forte e competente, in soccorso di tanta spericolata navigazione.

Perché l’entusiasmo per aver imparato e messo in pratica alcune regole semplici della navigazione va riconosciuto come un valore positivo, ma se non è accompagnato da assennatezza e autentico timore per l’ignoto, dalla prudenza che sempre guida per il meglio, la situazione sfugge facile di mano e il fasciame dello scafo può risultare irreparabile. Se poi l’equipaggio poco si fa vedere e ancor meno si impegna, giocoforza che i  “secondi” del capitano giochino a primeggiare ciascuno a danno dell’altro; lo sbarco è prossimo o l’ammutinamento non tanto lontano all’orizzonte. Per il bene suo e di noi tutti che stiamo a terra, non solo a guardare ma anche a patire o gioire per le scelte sue, un pensiero in più per la ciurma ci starebbe bene, quanto meno per riassortirla. Cesare, intanto, che di tanta scelta è l’artefice e  promotore, osserva e tace, l’impero è grande si sa e la nave di Cleo naviga in una zona circoscritta: il Mediterraneo e poco fuori le colonne d’Ercole, non atta all’Atlantico mare aperto. Non se ne dispiaccia il capitano Cleopatra. Bona fortuna princeps Cleo.