La modernità della Cisl

L’identità storica e la specificità culturale del “sindacato bianco” rappresentano non solo una originalità nel panorama sindacale italiano ma, al contempo, conservano tuttora una bruciante attualità.

Il ruolo del sindacato in una società democratica è fondamentale, e oserei dire quasi decisivo. Lo era ieri, lo è oggi e lo sarà sicuramente anche domani. Anche perchè è proprio sulla funzione dei cosiddetti “corpi intermedi” che si misura il tasso di pluralismo e di democrazia di un paese. E, al riguardo, il ruolo del sindacato riveste una importanza prioritaria nella costruzione, e nel confronto, di un progetto di società. Puntando sì alla crescita e allo sviluppo complessivo del sistema ma senza mai dimenticare le ragioni riconducibili alla giustizia sociale e alla dignità dei lavoratori.

Ora, e anche per ragioni legate all’ultimo dibattito, peraltro di grande impatto sociale e politico, del cosiddetto “salario minimo”, è proprio la cultura storica della Cisl ad essere sempre più moderna e contemporanea. E questo per tre ragioni di fondo.

Innanzitutto la Cisl fa dell’autonomia la sua ragion d’essere. Certo, è una storia che affonda le sue radici culturali e politiche nel filone del cattolicesimo sociale italiano. Da Rapelli a Pastore, da Donat-Cattin a Marini, da Carniti a Macario a molti altri dirigenti di primo piano di questo storico sindacato, la cultura che ha ispirato la Cisl non è mai cambiata. E l’autonomia è rimasta il caposaldo costitutivo della sua concreta e quotidiana azione sindacale. Nessun cedimento nei rapporti con le forze politiche e con i vari governi che si sono succeduti per la semplice ragione che la prassi della “cinghia di trasmissione” tra il partito e il sindacato è sempre stata esterna ed estranea in tutta la storia della Cisl. Una concezione, questa, cara semmai alla sinistra nelle sue multiformi espressioni e che, seppur nella oggettiva diversità storica, riemerge periodicamente come un fiume carsico nel rapporto con la politica: partiti o schieramenti di governo non fa alcuna differenza.

In secondo luogo la Cisl non ha mai confuso l’azione sindacale, anche dura e conflittuale ma sempre indispensabile e necessaria, con un atteggiamento squisitamente politico e di schieramento politico. La differenza radicale che emerge, per fare un solo esempio attuale, con l’impostazione del segretario generale della Cgil Landini, è persin troppo lampante che non richiede neanche di essere commentata. “Lo sciopero politico” non esiste, non fa parte della storia della Cisl. Condurre un’azione politica di comune intesa con alcuni partiti “amici” e “contigui” non rientra nelle sue corde per la semplice ragione che la Cisl non ha mai fatto propria una strategia di attacco politico diretto e mirato – o di adesione acritica – contro uno schieramento o una coalizione politicamente “sgradita”. Non lo faceva ai tempi della Dc dove c’erano ragioni culturali e politiche più affini e non c’è motivo, quindi, per replicarlo in stagioni politiche dove la distanza con i partiti e i relativi schieramenti è quasi siderale. Ma la Cisl, come emerge anche da queste ultime vicende, difficilmente partecipa a battaglie politiche e di schieramento tese a far saltare un governo o ad appoggiare apertamente richieste che provengono dalla strategia, del tutto legittima ovviamente, di singoli partiti che perseguono il loro obiettivo politico generale.

In ultimo, ma non per ordine di importanza, il valore centrale e decisivo della “contrattazione”. Un tema, questo, caro a tutti i segretari generali della Cisl. E, in particolare, a quei grandi leader sindacali che hanno fatto proprio della “contrattazione” la loro ragion d’essere. Penso, ad esempio, a Franco Marini che proprio attraverso la “cultura della contrattazione” è riuscito ad imporsi nel dibattito politico, sociale e culturale dell’intero paese. Una prassi e una cultura, queste, che hanno portato recentemente l’attuale segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, a dire un chiaro e netto “no” alla proposta del cartello delle sinistre di risolvere il nodo del “salario minimo” attraverso il ricorso ad una legge che rischia, appunto, da un lato di indebolire la logica della contrattazione nazionale e, dall’altro, di non tener conto dell’articolazione e della complessità del tessuto produttivo del nostro paese.

Ecco perchè l’identità storica e la specificità culturale della Cisl rappresentano non solo una originalità nel panorama sindacale italiano ma, al contempo, conservano tuttora una bruciante attualità anche per affrontare e risolvere i nodi più difficili dell’economia, dello sviluppo e della giustizia sociale del nostro paese.