Abbiamo aspettato due settimane e la nostra Cleopatra non delude. Sale in tolda e ci sta per più di tre ore, illustra il suo programma e non la manda a dire né agli avversari né ai suoi. Grande senso di concretezza e certezza di non lasciare il comando a breve. Non ci sono alterative all’orizzonte e seppure a mezza bocca Cesare prende atto che non potrà cambiarla tanto presto.
Cleopatra in queste due settimane ha preso le misure ai suoi e non è stata tenera e non lo sarà in vista del prossimo appuntamento elettorale. Quelli che ha lasciato a terra a svolgere l’ingrato compito di fare i supporter hanno appreso loro malgrado (e vale per quelli più giovani del gruppo) che la logica di appartenenza non consente fughe personalistiche, iniziative di velato smarcamento. Se Cleopatra chiede un sì incondizionato, s’intende proprio “incondizionato” ovvero non trattabile; se ci sono tentennamenti, incertezze, dubbi o perplessità, restano nella sfera privata e non debbono trasparire.
Finché le cose vanno bene mandare giù il boccone, pur faticosamente, si fa. Per quelli che stanno nella barca con lei, dalla ciurma agli ufficiali di bordo, la questione è più complessa. Primo, Cleopatra non concede a nessuno visibilità per il pubblico: si sapeva ma viverlo direttamente sulle proprie spalle è diverso. I due ufficiali di bordo con il più alto grado, ormai parlano sommessamente e svolgono la funzione di controcanto e rarissimi sono i casi di espressione di opinione propria, seppure mediata nel quadro generale del piano di navigazione.
Neanche la malattia del capitano Cleo ha consentito loro occupare lo spazio mediatico libero, si sono limitati a brevi interventi di spiegazione del piano generale e null’altro. Eppure un certo sotterrano malcontento serpeggia tra la ciurma che si vede compressa al solo ruolo di remare pescando con il remo più acqua possibile. Eppure sarebbe il caso che qualcuno di loro avesse un riconoscimento per tanta fatica profusa, ma nei fatti la realtà cozza con le affermazioni del capitano Cleo che davanti a tutti afferma di avere più stima della sua classe dirigente, ma di fatto non consente a nessuno di emergere veramente, fuori dal ruolo di comprimario. Il che pone a Cesare il quesito di che farne della barca e del suo equipaggio quando la capitano Cleo si sarà stancata della navigazione anche se è certo che manca tempo che accada.
Nel frattempo il popolo dell’impero ha ascoltato pazientemente il lungo discorso di capitano Cleo, caratterizzato dall’aver elencato i traguardi raggiunti e quelli che si debbono ancora raggiungere, ma notando che di errori inciampi e ritardi non si è parlato. Quelli della classe di capitano Cleo non conoscono l’errore e se lo fanno non riescono a riconoscerlo. Sembra un gioco di parole ma è così ed è sufficiente prestare attenzione a come vengono scelte le parole per constatare che errore/sbaglio/imprecisione/inesattezza sono scomparse dal linguaggio.
Tutto quello che si è fatto è ben fatto, tutto quello che non si è potuto fare è colpa di condizioni esterne, prima fra tutte l’alleanza europea con le sue regole rigide di partecipazione, e in secondo luogo è colpa di quelli che con altra barca hanno governato questa parte dell’impero di Cesare. Osservazione che può essere fatta valere dopo i primi mesi di navigazione, allo scorso inverno, per intenderci, ma dopo un’anno di navigazione non è proprio possibile; ocome suggeriamo da tempo, qualche rinfrescamento alla ciurma e agli ufficiali di bordo andrebbe dato,; oppure desolatamente delle carte nautiche si fatica a comprenderne il significato profondo, che non è solo frutto di un buon disegnatore, ma del racconto dell’esperienza di chi quei mari ha solcato e ha consentito di essere trasferito nelle mappe.
Il popolo dell’impero si sa che è esigente e volubile nelle decisioni. Ciò che incensa oggi, domani butta giù. I tanti che avevano sperato, sostenendo anche a malincuore le idee di Cleopatra/Meloni si ritrovano nella delusione e più soli che mai, alle prese con i pochi sesterzi a disposizione e con ancora meno servizi di prima. E anche un po’ più malaticci perché, sembra strano davvero, ma in questa parte dell’impero curasi è diventato un costo, e le borse dei più sono vuote. Se devi decidere se mangiare oggi o curarti, diventa gioco forza che mangi oggi e ti curerai domani. Vale per tutti e tutti, dai nonni/e ai bambini, agli uomini e alle donne, anzi quest’ultime ne sopportano il peso maggiore dovendo assolvere molti assieme: famiglia/lavoro prima di tutto. Così molti dei servizi che nel tempo Cesare aveva contribuito ad assicurare ai molti del popolo, sono spariti o si sono ridotti di molto.
Ma la narrazione di Cleopatra/Meloni non guarda a costoro, non ci sono queste famiglie nella sua narrazione. Un po’ perché stare sempre a lamentarsi fa menagramo e la visione cruda e pessimistica non è della cultura del capitano Cleo, che preferisce successi, sorrisi, sogni e speranze, è un po’ perché obbiettivamente affrontare la reale condizione del Paese e del suo popolo dimostrerebbe un’inefficacia delle scelte politiche che non è contemplata.
Eppure saranno proprio queste famiglie che affronteranno l’anno secondo del governo del capitano Cleo con la certezza di essere state dimenticate e che non saranno recuperate le loro speranze di un “avvenire migliore”. Il loro unico potere è andare a votare. Finora la maggior parte è stata a guardare o si è dispersa nei mille rivoli del dissenso, ora ha difronte un appuntamento che non si lascerà scappare tanto facilmente. Su questo appuntamento elettorale si stanno buttando in molti dei gruppi politici, alcuni tentando di recuperare il consenso disperso, apparendo come i saggi governanti che finora sono mancati (ma si sa quando cerchi di essere più di qualcun’altro appare sempre uno che è più di te…), altri confutando a tutta voce il dissesto dell’impero prodotto da Cleopatra/Meloni. In realtà fanno un gran chiasso e una gran cagnara, ma presentando ben poco di concreto in termini di soluzioni politiche alternative. Il gruppo Cleo/Meloni è sull’andiamo dritti per la nostra strada che se ci seguite (continuate a seguire perché meglio quelli che già si conoscono che i nuovi arrivi) sarete premiati con uno “starete meglio” generico, che soddisfa tutti e non ha controindicazioni ( quale stupido non vorrebbe stare meglio?).
Lei stessa però, per la sua parte ma non solo, ha dettato le regole. Si scelga prima della data dell’appuntamento al voto, io devo governare in “santa pace”: quindi niente sgambetti post elettorali (ove mai ci fosse un improbabile mutamento di equilibri) e se mi avanza tempo mentre faccio il capitano, mi candido pure a questo ruolo. Della serie non sono affezionata alla poltrona ma se ci resto è meglio per me e pure per voi. Intesi? Ed è scesa dalla tolda a passo svelto verso la sua cabina a leggere le mappe.