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La forte polarizzazione del panorama politico sudcoreano è attestata anche da un sondaggio del Pew Research Center del 2021 che collocava Seoul al primo posto tra i Paesi economicamente più avanzati del mondo quanto a divergenza politica, con lo stesso punteggio degli Stati Uniti. Proprio le figure di Yoon e Lee ne sono un esempio molto chiaro: alle elezioni del 2022 Lee uscì sconfitto contro il People Power Party per meno dell’1% dei voti, ottenendone il 47.83%, e presentando un programma politico quasi diametralmente opposto a quello del suo avversario.
La Corea del Sud è una democrazia relativamente giovane (è nata nel 1987) in un Paese segnato da da cambiamenti politici repentini, violenti e polarizzanti che ne hanno caratterizzato la storia nell’ultimo secolo: basti pensare alle conseguenze della Guerra Fredda e al Movimento del Primo maggio. Ma ai cambiamenti politici devono essere aggiunte anche le rivoluzioni sociali figlie delle rapide trasformazioni industriali e tecnologiche, che creano faglie profonde tra la popolazione e richiedono soluzioni politiche spesso in contrasto.
Sebbene però si stia assistendo a una crescente polarizzazione delle ideologie politiche interne ai partiti, l’opinione pubblica, almeno fino al 2020, presentava una situazione molto diversa. Uno studio del Korean Economic Insitute che si avvale dei dati ottenuti da sondaggi svolti dal 2004 al 2020, mostra come la maggior parte della popolazione sudcoreana abbia in realtà opinioni centriste. Mentre un sondaggio del National Election Commission and Gallup Korea, svolto nel 2020, rivelava che per il 40.5% dell’elettorato i fattori di scelta principali siano legati a caratteristiche come i tratti personali, l’integrità morale e le competenze del candidato più che ai programmi politici. La rilevanza di questi aspetti si evince anche dalla risposta del pubblico ai casi di corruzione, sia le inchieste contro Lee Jae-Myung sia l’impeachment a Park Geun-Hye.
Aggressioni come quella a Lee e agli altri politici, tuttavia fanno pensare a un pubblico sudcoreano molto più fazioso rispetto a quanto appare dai sondaggi. Una spiegazione al fenomeno veniva offerta dal Korea Herald già nel 2021, sottolineando il peso dei social media e del mondo digitale, dove le opinioni più estremiste rimbombano e si alimentano continuamente, influenzando così anche il processo di formazione di un’identità politica e dando spazio a chi ha opinioni più estremiste. Quanti si dimostrano attivi online, inoltre, tendono anche ad essere politicamente più presenti anche in manifestazioni reali, rispetto a quanti hanno opinioni più moderate e che sembrerebbero costituire la maggioranza della popolazione.
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