Codice degli appalti o codice per non fare appalti?

Le norme creeranno preoccupazione e timori negli amministratori pubblici. Con il nuovo codice il governo ha scaricato sulle amministrazioni responsabilità nuove per gli affidamenti senza appalti.

Tra poche settimane diventerà operativo il nuovo codice degli appalti, noto come codice Salvini, che modificherà sostanzialmente le modalità degli affidamenti dei lavori e delle forniture da parte delle amministrazioni pubbliche.Le norme creeranno preoccupazione e timori negli amministratori pubblici. Con il nuovo codice il governo ha scaricato sulle amministrazioni responsabilità nuove per gli affidamenti senza appalti.

Finora gli affidamenti sono avvenuti attraverso appalti per garantire la concorrenza tra diverse offerte delle imprese al fine di consentire alle amministrazioni pubbliche di scegliere l’offerta ritenuta comparativamente migliore. La procedura delle gare d’appalto è una procedura dettagliata che ha lo scopo di garantire pubblicità, massima concorrenza, necessaria trasparenza e imparzialità dell’amministrazione pubblica. In sostanza finora non è consentito alle amministrazioni pubbliche, tranne qualche eccezione introdotta durante l’emergenza pandemica, scegliere direttamente l’esecutore di un’opera o il fornitore di un servizio. 

Dal primo luglio questo impianto amministrativo di garanzia andrà in soffitta e prenderà il via, attraverso il nuovo codice, “una rivoluzione infrastrutturale, economica e sociale che – assicura il Ministro Salvini – porterà l’Italia a vivere il boom economico che hanno vissuto i nostri genitori”. Ecco la ricetta miracolosa del Ministro: meno appalti pubblici e più affidamenti diretti senza gara pubblica. Possibile? Sì, lo prevede l’articolo 50 del codice, che dovrebbe essere correttamente definito “codice per non fare gli appalti”, anziché codice degli appalti:

  • affidamento diretto fino a 150.000 euro
  • procedura negoziata senza bando, previa consultazione di 5 operatori economici, per lavori d’importo compreso fra 150.000 e 1.000.000 di euro
  • procedura negoziata senza bando, previa consultazione di 10 operatori economici, per lavori d’importo fra 1.000.000 e 5.382.000

Sono condivisibili le preoccupazioni dell’ANAC, Autorità Nazionale Anticorruzione: “soglie troppo elevate per gli affidamenti diretti e le procedure negoziate rendono meno contendibili e meno controllabili gli appalti di minori dimensioni, che sono quelli numericamente più significativi. Tutto questo col rischio di ridurre concorrenza e trasparenza nei contratti pubblici”.

Per questi motivi ritengo che le nuove modalità di affidamento senza gara creeranno preoccupazione e timori negli amministratori pubblici, e nelle strutture amministrative, perché la scelta per un affidamento diretto rischia di essere ritenuta arbitraria, così come l’individuazione dei 5 o 10 operatori per fare una procedura negoziata. Proviamo a immaginare che cosa potrebbe succedere in quei Consigli Comunali dove l’affidatario di un lavoro viene ritenuto, anche a torto, amichevolmente o politicamente vicino al Sindaco, o all’assessore ai lavori pubblici o al funzionario dell’assessorato: interrogazioni, ordini del giorno, accuse e molto probabilmente esposti alla magistratura. 

I tempi lunghi per la realizzazione delle opere pubbliche non sono determinati dalle procedure delle gare d’appalto, necessarie per favorire la concorrenza, ma da altri fattori. Nel 2019 la Banca d’Italia, utilizzando dati dell’Agenzia per la coesione territoriale, constatò che la fase di gara di appalto pesa solo per il 12% sull’intero processo e che i tempi  lunghi sono dovuti invece alla progettazione, alle lungaggini burocratiche, alle incertezze negli iter autorizzativi (spesso in capo agli organi periferici dello Stato) e ai ritardi, da parte del governo, nella concreta assegnazione delle risorse per progetti già oggetto di accordi di programma finanziati e approvati dai ministeri. 

A questi problemi reali il governo non ha dato concrete e immediate soluzioni, neppure in prospettiva. Ha preferito ridurre drasticamente le gare d’appalto e basta. Non ha neppure varato un piano per la qualificazione delle stazioni appaltanti, anche se è dimostrato che nei Comuni dove esiste un attrezzato e qualificato ufficio appalti, la durata delle fasi di affidamento e di esecuzione delle opere si riduce drasticamente. Non ha censito le professionalità esistenti nel nostro Paese in materia di contratti nelle amministrazioni pubbliche per supportare nell’immediato le diverse stazioni appaltanti. Non ha definito un piano per concentrare le 26.500 stazioni appaltanti, ad esempio in capo alle Province e alle Città metropolitane, per garantire specializzazione e competenze alle amministrazioni che non le hanno. Non ha neppure predisposto un piano di assunzione di personale per rafforzare le competenze tecnico-amministrative nella pubblica amministrazione che negli anni si sono ridotte.

Con il nuovo codice il governo ha scaricato sulle amministrazioni pubbliche responsabilità nuove per gli affidamenti senza appalti. Sindaci, presidenti di Province, Regioni, Direttori generali di ASL, etc. d’ora in poi sono obbligati dalla ‘rivoluzione’ Salvini a non fare gare d’appalto fino a un importo di 5.832.000. E chi tra di loro ha dubbi e timori cosa può fare per tutelarsi? Se fossi Sindaco non avrei dubbi nel chiedere direttamente al Ministero dei lavori pubblici il nome di una impresa a cui affidare una fornitura. Oppure non rispetterei il codice e avvierei una gara d’appalto che il Ministro bloccherebbe ‘censurando’ il mio comportamento perché illegittimo e quindi sarei denunciato, non so dove e a chi, per la gara d’appalto.  

Conclusione amara: non avrei mai immaginato che un giorno il governo avrebbe costretto gli amministratori pubblici a fare affidamenti senza gare  d’appalto calpestando così alcuni principi fondamentali della pubblica amministrazione quali la trasparenza e la concorrenza!