L’Assemblea nazionale del partito guidato da Bruno Tabacci, oggi impegnato nel governo Draghi, ha fornito spunti utili e interessanti in vista di una più ampia riorganizzazione dell’area popolare di matrice cristiano-popolare.
Invitato a partecipare, ho seguito con interesse la relazione di Bruno Tabacci all’assemblea del Centro Democratico, tenutasi ieri a Roma.
Una relazione approfondita da me largamente condivisa. Si auspica la continuità del governo Draghi sino alla fine della legislatura e la riconferma di Mattarella alla Presidenza della Repubblica, stante anche le oggettive difficoltà di un’alternativa praticabile nelle difficili condizioni politico parlamentari dopo quanto sta accadendo in casa del M5S. Coerente con quanto deciso all’atto della formazione del partito, Tabacci non intende confluire nel PD, né concorrere all’eventuale tentativo di costruzione di un gruppo Conte nel caso di confermata scissione del M5S. Netta la scelta per la legge elettorale di tipo proporzionale con preferenze e riconferma della sua cultura originaria cattolico democratica a difesa delle istituzioni, dello stato di diritto e dell’economia sociale di mercato.
L’obiettivo è quello di concorrere alla costruzione di un centro democratico alternativo alla destra nazionalista populista e distinto e distante dalla sinistra senza identità. Il Centro Democratico può offrire il valore di un simbolo già presentato alle elezioni politiche e di un gruppo parlamentare che non avrà obblighi nella raccolta delle firme alle elezioni. Un Centro Democratico nel quale sono presenti diverse culture politiche, molte delle quali fanno riferimento, come quelle di Tabacci, Sanza, Cardinale e altri, alla nostra stessa esperienza democratico cristiana.
Credo che la DC e la Federazione Popolare DC debbano mantenere aperto il dialogo con il Centro Democratico, perché ritengo che ciò che ci unisce è molto di più di quello che ci ha sin qui diviso. Ciò che non fu possibile col tentativo dei “responsabili” a sostegno del Conte–2, andrebbe perseguito adesso; un tempo nel quale la nascita di un nuovo centro, ampio e plurale, potrebbe evitare la balcanizzazione parlamentare alla vigilia di alcune scadenze politico istituzionali di grande impegno per la nostra Repubblica.