Tutti pensavamo che ci fosse una parentale tra il Covid-19 e l’influenza. Immaginavamo ad inizio e tarda primavera, che l’estate mettesse fine a questo malanno. Sbagliavamo. Adesso ce ne rendiamo conto. L’influenza termina con il freddo, questo mostro se ne strafrega. Certo, nella stagione estiva l’invito a starcene fuori limita l’operatività del germe, ma questo non significa che sia venuto meno.

È di questi giorni la spiacevole notizia che i focolai aumentino. Siamo ancora a dati contenuti, ma devono comunque preoccuparci. Fino a qualche settimana fa sembrava che si fosse arreso, oggi, per un verso o per l’altro, si reinsedia in diversi posti del territorio nazionale. Ancora nulla di grave, vero, ma questo deve in qualche modo destare una certa preoccupazione.

Siamo nel periodo più caldo dell’anno. Difficile trovare assembramenti all’interno di luoghi chiusi. Tutti sciamano per strade, piazze e spiagge. Nonostante questo, le cattive notizie non tardano a presentarsi.

Il nostro Paese si è distinto per il rigore e ha ottenuto pure ottimi risultati. A differenza di altri Paesi che si sono trovati e si trovano in condizioni difficilissime.

Dobbiamo aver coscienza che il Covid-19 si batterà con due armi: con il rigore di ciascuno e con il vaccino. Non ci saranno altri miracoli. Tutto si fonda sulla nostra personale serietà e sulla scienza. Tutte le altre vie devono essere considerate rovinose.

Per nostra fortuna, il sistema sanitario nazionale ha acquisito una competenza sul campo. I pronti interventi e le terapie intensive sapranno eventualmente, fronteggiare al meglio eventuali e scongiurate ricadute. Questo, un po’, ci rassicura. Non dobbiamo però in alcun modo abbassare la guardia. Dovesse presentarsi qualche nuovo affanno nel mese di settembre, ci troverebbe psicologicamente segnati.